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L’OSPEDALE DI CASTELFRANCO VENETO – IL DOSSIER DEL PD DI CASTELFRANCO

LA STORIA DELL’OSPEDALE DI CASTELFRANCO VENETO
L’ospedale di Castelfranco Veneto ha una storia di 800 anni ed ha sempre avuto la vocazione di essere un
ospedale di serie A; la visione degli anni ‘70 era di farne un grande ospedale anche con valenza universitaria,
che si estendesse a Villa Bolasco da utilizzare come sede didattica; mentre l’ospedale di Montebelluna ha
sempre avuto la vocazione di essere ospedale del territorio e di fatto è da sempre ancella di Treviso.
Dopo aver raggiunto livelli di eccellenza in campo non solo locale ma anche nazionale, specialmente negli
anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, con il nuovo secolo è cominciato il suo declino; a capo del governo nazionale
c’era Berlusconi e a capo della giunta regionale c’era Galan. Ingenti risorse economiche destinate alla cura
dei malati vengono stornate ogni anno per 27 anni al Project Financing, che ha portato al declino del nostro
ospedale. È come se allora si fosse perseguito il progetto di impoverire progressivamente l’ospedale per farlo
diventare facile preda della sanità privata, progetto poi arenatosi per la crisi politica ed economica.
IL PROGETTO IOV
Si è allora ripiegato sul nuovo progetto IOV che presenta alcuni vantaggi per il Comune di Castelfranco e
soprattutto per la Regione, per Treviso e per lo stesso IOV:
1. Vantaggi per Castelfranco
L’insediamento dello IOV a Castelfranco Veneto potrà essere una grande occasione per la città. Non
dobbiamo dimenticare che l’0spedale è la più grande azienda castellana, il che si traduce in lavoro e ricchezza
distribuita. Dopo tante industrie, anche qualificate, perse da Castelfranco, questa potrebbe essere una buona
occasione per invertire la rotta senza che la città sia gravata dalle conseguenze, spesso inevitabili,
dell’industrializzazione (inquinamento, rumori, traffico, sporcizia, ecc.).
Anche se lo IOV non svolgerà prestazioni proprie di un ospedale generalista, esso potrà essere un generatore
di posti di lavoro, e dunque di potenziale benessere. Inoltre, se si svilupperà adeguatamente, potrà essere
anche occasione di promozione culturale (incontri, congressi, sperimentazioni, ecc.) e sociale (associazioni di
volontariato, ospitalità per i parenti, permanenza di maestranze qualificate per la manutenzione di
apparecchiature e radiofarmaci, ecc.).
Come, oltre 100 anni fa, l’abilità strategica dell’allora sindaco, avv. Giuseppe Rostirolla, fu quella di valorizzare
la posizione centrale della nostra città per fare realizzare proprio a Castelfranco l’incrocio ferroviario delle
tre linee Venezia-Trento, Treviso-Vicenza, Padova-Belluno, oggi la stessa posizione centrale, assieme alla
ampia disponibilità di moderni spazi, alla buona storica funzionalità del presidio ospedaliero e alla cultura
della salute e della assistenza che da secoli è presente a Castelfranco (vedi la storia stessa dell’ospedale S.
Giacomo) qualificano pienamente il nostro ospedale ad ospitare lo IOV.
Questo Istituto si configura dunque come un Hub regionale assistenziale per la patologia oncologica, e la sua
collocazione a CFV suscita appetiti e invidie.
Partito Democratico L’OSPEDALE DOSSIER SPECIALE
Castelfranco Veneto novembre 2019
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2. Vantaggi per la Regione Veneto
Il Veneto vuole un forte IOV che si ponga come punto di riferimento, a livello non solo regionale, per la
patologia oncologica, evitando che pazienti del Veneto siano costretti a rivolgersi ad altre strutture fuori della
Regione (Aviano; Milano; altri).
È inoltre verosimile che il “Sistema Verona” (Azienda Integrata Ospedale-Università-Comune-Potentati
regionali), pur di non concedere a Padova lo IOV, possa favorire in qualche modo la scelta definitiva della
sede di CFV.
3. Svantaggi per “Sistema Padova” (Università-Ulss-Comune)
Padova non ha certo vantaggi dal trasferimento di parte dello IOV, che accetta solo temporaneamente in
attesa che venga completato il nuovo Ospedale. In realtà non è solo un problema di spazi ed esiste
effettivamente un conflitto tra Regione da una parte e il Sistema Padova dall’altra.
4. Vantaggi per il “Sistema Treviso” (Comune – ULSS 2)
Treviso non ha mai gradito la competitività dell’Ospedale di CFV nei confronti del proprio Ospedale.
Con l’arrivo dello IOV, Treviso, e l’ULSS 2 per certi versi, hanno l’occasione di liberarsi da un lato di un
competitor e dall’altro delle spese per il Project Financing, avendo così a disposizione più risorse per la
realizzazione del progetto “Cittadella della salute” di Treviso.
Infatti lo IOV si è assunto l’onere di coprire una parte significativa dei costi annuali del project financing, ed
essendo finanziato con i fondi del MIUR e non del SSN, sgrava l’ULSS provinciale di molti costi che divengono
sempre più insostenibili.
Inoltre questa operazione potrebbe essere vista come riequilibrio per la Provincia di Treviso che è sempre
stata penalizzata dalla programmazione sanitaria regionale; infatti a seguito della recente riforma di riordino
delle aziende ULSS, delle 5 Provincie maggiori del Veneto, Padova ha 3 enti sanitari (Università; ULSS; IOV),
Verona ne ha 2 (Università; ULSS); Venezia e Vicenza hanno 2 ULSS ciascuna; solo Treviso ha un solo ente,
l’ULSS. Inoltre i posti letto assegnati alla Provincia di Treviso, in proporzione alla popolazione residente, sono
i più bassi del Veneto.
Sulla base del principio organizzativo della Regione ormai definito, che vede la rete ospedaliera composta da
ospedali Hub e ospedali Spoke, a Treviso la Cittadella della salute, ora in costruzione, al suo completamento
attirerà tutte le risorse provinciali per essere un grande ospedale Hub. A livello territoriale resteranno solo
ospedali periferici spoke, come quello di Montebelluna. Anche l’area di Conegliano non avrà eccessiva
importanza, anche se lì, trattandosi dell’area elettorale di Zaia, gli ospedali hanno e avranno maggiori
finanziamenti e possibilità di sviluppo (vedi acquisizione da parte del pubblico dell’ospedale privato De
Gironcoli di Conegliano, in controtendenza con il resto della Regione dove di fatto viene potenziata la sanità
privata).
5. Vantaggi per lo IOV
Lo IOV è arrivato a Castelfranco perché a Padova si trovava a operare in spazi ristretti e l’Ospedale di
Castelfranco poteva mettere a disposizione gli spazi fisici di cui aveva bisogno; questo però significa che
quando a Padova sarà finito il nuovo Ospedale e non ci sarà più il problema della disponibilità di spazi
adeguati, lo IOV potrebbe ritornare indietro anche perché tutto il “sistema Padova” (USL – Università –
Comune) lo richiede con forza.
Fuori dalle 2 Università in competizione fra loro, Padova e Verona, lo IOV potrebbe svolgere meglio la sua
funzione nell’interesse di tutta la Regione.
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Castelfranco Veneto novembre 2019
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Infine a favore della collocazione definitiva a Castelfranco sta il fatto che l’area sulla quale sorgerà la
Radioterapia è effettivamente molto grande, quindi potenzialmente potrà essere un servizio molto più
importante di quello di Schiavonia, dove la scelta di fare la Radioterapia in quella sede è stata fatta
probabilmente solo perché a Padova non c’era lo spazio sufficiente per farla.
Dunque per poter restare a Castelfranco lo IOV deve mettere forti radici prima che si paventi la possibilità di
un rientro presso la sede padovana. Per questo ci vuole una forte volontà politica da parte di tutta le forze
politico-amministrative locali e provinciali, a prescindere dall’appartenenza. Il Comune di Castelfranco deve
pretendere forti investimenti tecnologici e di risorse umane motivate e adeguatamente preparate.
Senza questa inversione di tendenza lo IOV ritornerà a Padova, come è già successo in passato con
l’Università che a Castelfranco aveva tentato di insediarsi negli anni ‘90. Castelfranco rischierebbe quindi di
trovarsi davvero con un pugno di mosche.
La volontà di promuovere l’insediamento e mantenere a Castelfranco lo IOV deve comunque essere
potentemente espressa dai comuni della Castellana con offerte adeguate di collaborazione, essendo essi sia
primi beneficiari dell’operato dello IOV che fruitori dell’indotto che ad esso ruoterà intorno. Dunque bisogna
offrire una valida collaborazione alle attività dello IOV. Su questo si raccoglieranno le idee, tra le quali:
• l’utilizzo di Villa Revedin Bolasco come sede di rappresentanza e didattica e per spazi di incontro anche
per specializzandi, associazioni, gruppi di lavoro. Si auspica una convenzione tra lo IOV e l’Università di
PD, proprietaria della Villa Bolasco, per l’uso della stessa Villa, lasciando il parco in gestione all’Università
in accordo con il Comune.
• la disponibilità del Teatro Accademico come prestigiosa sede congressuale in alternativa o
complementare con l’ampia sala congressi già presente in Ospedale.
• la disponibilità di un mezzo di trasporto collettivo gratuito tra stazione ed ospedale per gli operatori
sanitari, gli utenti e i visitatori che arrivano in treno.
• spazi di parcheggio in prossimità dell’Ospedale ampliati e riservati agli utenti IOV.
• ospitalità a prezzo ridotto per i parenti dei degenti in strutture intraospedaliere e creazione a carico del
Comune (eventualmente in collaborazione con enti del terzo settore) di spazi per la ospitalità.
Quindi l’operazione IOV a Castelfranco è valida da molti punti di vista ma è avvenuta in modo incerto,
confuso, ambiguo e fin dall’inizio ci sono state menzogne e promesse non mantenute; ciò ha creato problemi
importanti e gravi soprattutto per quanto riguarda la parte generalista dell’Ospedale.
Infatti quando lo IOV è arrivato a Castelfranco non si è limitato a occupare gli spazi dell’Ospedale di cui
aveva bisogno ma è proceduto oltre fagocitando progressivamente interi reparti e servizi, lasciando così
praticamente sguarnita l’assistenza alla popolazione per le patologie non oncologiche di queste aree.
L’ULSS ha cercato di fare dei correttivi come le convenzioni IOV-ULSS per cui gli specialisti IOV possono fare
da consulenti al Pronto Soccorso, se richiesti; si tratta però solo di fumo perché dipendono dalla buona
volontà e dalle intenzioni dei medici IOV; inoltre sono del tutto impropri in quanto fuori dal ruolo e dalle
funzioni dello IOV e quindi non possono reggere nel tempo.
L’incertezza dovuta all’arrivo dello IOV e la confusione di questi ultimi anni in cui la Regione non è riuscita
a spiegare nel dettaglio il futuro della sanità castellana, semplicemente chiedendo di accettare a scatola
chiusa lo smantellamento dell’ospedale così come lo abbiamo conosciuto e l’insediamento dello IOV, ha
determinato una fuga costante del personale medico verso altri ospedali o peggio verso l’ambito privato,
depauperando di fatto un patrimonio umano e professionale inestimabile costruito in moltissimi anni.
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Castelfranco Veneto novembre 2019
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LA PARTE GENERALISTA DELL’OSPEDALE DI CASTELFRANCO
Lo IOV è solo una gamba della sanità castellana.
L’altra gamba è far sì che i bisogni sociosanitari della popolazione della Castellana siano adeguatamente
soddisfatti.
Dobbiamo invece registrare questi fatti, che non vanno nella direzione auspicata:
1. L’incertezza sull’Ospedale di Castelfranco si è ben manifestata a livello programmatorio: è l’ospedale
veneto per il quale negli ultimi anni le schede regionali di programmazione dei posti letto sono cambiate più
frequentemente (
1
). Inoltre, al di là di quanto previsto dalle ultime schede approvate, lo IOV attualmente è
composto praticamente solo da reparti “sottratti” all’ospedale generalista. Ad oggi di realmente nuovi ci sono
solo due reparti (Chirurgia delle vie digestive ed Endocrinochirurgia). Invece gli accordi e le promesse erano
tutt’altre, ovvero che prima lo IOV si sarebbe dovuto insediare con reparti nuovi superspecialistici e poi si
sarebbero eventualmente chiusi o spostati i reparti della parte generalista. Tutti i cronoprogrammi sono stati
disattesi nei tempi e nei contenuti. Ad oggi non c’è un piano/cronoprogramma per l’apertura dei reparti
nuovi.
2. Questa ambiguità e indecisione si è accompagnata a una grave mancanza di informazione, a un clima
di forte apprensione generato nella cittadinanza e soprattutto negli stessi operatori sanitari, a una illogicità
di alcune scelte. Per esempio, trasferire allo IOV reparti/servizi che si occupano in percentuale certamente
molto inferiore al 50% di patologie tumorali è assurdo. Tra questi, gastroenterologia, anestesia e
rianimazione, radiologia.
3. Una delle menzogne che sono state propinate sovente riguarda la questione “spazi” ovvero il fatto
che lo IOV doveva venire a Castelfranco perché qui c’erano spazi liberi. Invece lo IOV si è insediato
appropriandosi degli spazi di reparti e servizi esistenti dell’ospedale generalista e, dei due piani da
completare, ne verrà sistemata solo una parte (30 posti letto) per l’Ospedale di comunità e non per lo IOV.
4. Nel confronto tra posti letto/primariati/reparti 2013 e 2019 e nel raffronto con i tagli subiti dagli altri
ospedali spoke del Veneto, risulta evidente che Castelfranco è di gran lunga il più penalizzato. Il numero di
posti letto per acuti ogni 1000 abitanti in Provincia di Treviso era già sotto la soglia del 3 stabilita dalla
programmazione nazionale (DM 70/2015 tra gli altri) ed ora si attesta come la più bassa del Veneto (e
probabilmente anche la più bassa d’Italia).
Non è vero che nel 2019 si può “fare sanità senza posti letto”, perché ci sono delle soglie minime da
rispettare; infatti la migliore qualità di vita e l’allungamento della sua durata comportano mediamente un
maggior ricorso ad interventi chirurgici per ogni singola persona, per cui anche se la durata media delle
degenze si è abbassata, il numero delle degenze continua ad aumentare e quindi è necessario mantenere un
numero di posti letto in linea con i parametri nazionali. Certamente non c’era bisogno di tagliare PL generalisti
nella nostra ULSS provinciale. Verona è ancora sopra il 3 per mille per esempio.
Parametri OMS e italiani: 3,5 posti letto ospedalieri ogni 1000 abitanti, di cui 3,0 per acuti e 0,5 riabilitativi.
Nel Veneto la Regione a guida leghista ha rispettato questo parametro solo come media regionale.
Già nel 2013 per la provincia di Treviso i parametri erano di 2,8 PL per acuti e 0,4 riabilitativi, per un totale di
3,2. Per il Distretto di Asolo (ex-ulss 8, cioè ospedali di Castelfranco e Montebelluna) i parametri sono di
2,2 PL per acuti e 0,2 riabilitativi, per un totale di 2,4: di gran lunga inferiori al fabbisogno!
1
La programmazione regionale dei posti letto dell’ospedale di Castelfranco Veneto e dello IOV è cambiata molto spesso,
come si evince dalle seguenti deliberazioni della giunta regionale: n. 2122 del 2013, n. 525 del 2014, n. 1916 del 2015,
n. 1635 del 2016, n. 1342 del 2017, n. 614 del 2019.
Partito Democratico L’OSPEDALE DOSSIER SPECIALE
Castelfranco Veneto novembre 2019

Nel 2016 la situazione per il nostro distretto non migliora, anzi tutt’altro. In teoria PL e parametri restano gli
stessi, in realtà la Regione assegna allo IOV di Castelfranco 136 posti per acuti e 14 posti riabilitativi ma,
anziché sottrarli uniformemente dai vari ospedali veneti (dato che lo IOV deve servire tutto il Veneto) i posti
letto vengono tutti sottratti all’ospedale di Castelfranco!
Nel 2019 si conferma la media regionale di 3 posti letto per acuti e 0,5 posti letto riabilitativi ogni 1000
abitanti, totale 3,5. Tuttavia per la provincia di Treviso i parametri sono di 2,9 PL per acuti e 0,4 PL riabilitativi,
IOV compreso. Senza i 165 posti assegnati allo IOV di Castelfranco, i parametri provinciali scendono a 2,7 e
0,4, totale 3,1. Escluso lo IOV che serve all’intero Veneto, la situazione nel distretto di Asolo è ancora
peggiore: i parametri sono di 1,8 per acuti (462 posti letto, di cui 20 “provvisori”) e 0,1 riabilitativi (30 posti
letto), totale arrotondato 2,0.

5. Considerati questi dati è ben evidente come Montebelluna-Treviso-Conegliano non sono in grado in
questo momento di assorbire la domanda non evasa da Castelfranco perché di fatto sono già sovrautilizzati
ed in crisi di spazi/PL/personale senza il sovraccarico dei servizi/reparti chiusi a Castelfranco.
6. Va dunque sottolineato che dal punto di vista epidemiologico e programmatorio non c’è alcuna logica
per chiudere reparti generalisti a Castelfranco che poco/nulla hanno a che fare con l’oncologia per far posto
allo IOV.
Nel grande ospedale di Castelfranco c’era posto sufficiente per far arrivare lo IOV senza chiudere reparti.
Appare piuttosto evidente invece come la Lega stia usando il pretesto dello IOV come scusante per tagliare,
risparmiare e perseguire disegni che forse arrivano da lontano e che fanno confluire risorse in parte a Treviso
e in parte altrove.
Ma nessuna logica è spiegabile “alla luce del sole”.
Ricordiamo che in base a quanto prescritto dall’OMS il numero di posti letto dovrebbe essere almeno del 3%;
questo numero non potrà ridursi più di tanto in futuro perché, anche se le nuove tecnologie permettono una
durata più breve di ospedalizzazione, aumenta la quantità di interventi dovuti alle aumentate esigenze di
salute; quindi c’è una maggior quantità di prestazioni che richiedono ricoveri brevi. In ogni caso nella nostra
area siamo già adesso ai livelli più bassi di tutta la Regione e forse d’Italia.
7. La situazione attuale è molto pesante per il personale. Il clima che si vive attualmente nel nostro
Ospedale è di frustrazione, incertezza, insicurezza. La sofferenza che stanno vivendo operatori sanitari e
cittadini riguarda anche i reparti attualmente non direttamente coinvolti con la riorganizzazione, che stanno
soffrendo perché sono poco attrattivi. Un medico, che per le note vicende legate alla carenza generale, può
scegliere dove lavorare, difficilmente viene e rimane in un ospedale di fatto diviso in due, dove è palese che
sarà sempre più schiacciato dallo IOV. Attualmente siamo in uno stato di sofferenza grave in pronto soccorso,
ginecologia e ostetricia, neurologia, medicina interna, nefrologia, cardiologia. Il rischio reale è la chiusura
totale per collasso. Infatti Zaia ha definito il nostro ospedale “cadavere eccellente” come se questo fosse il
risultato da lui perseguito per spostare risorse finanziarie su Treviso e Conegliano, potendo contare su
Montebelluna quale ancella di Treviso.
8. Preso atto che la sezione generalista dell’Ospedale di Castelfranco è uno dei raggi che si dipartono
dall’Hub di Treviso, occorre distinguere le cure ospedaliere che necessitano di degenza dentro l’ospedale,
anche per la convalescenza dopo un intervento, dalle prestazioni ambulatoriali e specialistiche, quelle che
non richiedono la “degenza” ospedaliera. Occorre far sì che Castelfranco sia davvero un ospedale spoke non
solo a parole ma di fatto per le prestazioni di degenza che rimangono, che saranno soprattutto quelle
caratterizzate da un maggior bisogno assistenziale rispetto all’interventistica (medicina, ecc.). Bisogna
dunque eseguire una disamina accurata delle esigenze della popolazione castellana in termini di patologia
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Castelfranco Veneto novembre 2019
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“non grave” e di follow-up intraospedaliero dopo patologie o interventi maggiori, anche se eseguiti altrove,
per confrontarne i risultati con quanto previsto nelle schede regionali.
Non va inoltre dimenticato il Pronto Soccorso, così frequentato, ma che per essere efficace ed efficiente nei
suoi interventi necessita di specialisti in grado di affrontare le emergenze cardiologiche, chirurgiche,
ortopediche, ostetrico-ginecologiche, ecc.
I Comuni devono pretendere che vengano assolte al di qua del Piave, cioè nel distretto di Asolo, tutte le
funzioni di un ospedale di primo livello (ospedale spoke), che vengano precisate quali strutture e con quanti
posti letto devono essere presenti nel sistema dei due ospedali di Castelfranco e Montebelluna. Basta
stornare risorse pubbliche destinate a curare i cittadini per costruire cemento armato: non serve costruire
nuovi spazi a Montebelluna finché ci sono spazi liberi a Castelfranco.
9. Sono enormi le conseguenze negative che stanno subendo i cittadini sia per i ricoveri sia per le
prestazioni ambulatoriali. Basta leggere i social o i giornali per trovare ogni giorno esempi concreti di persone
a cui viene negato l’appuntamento per ricoveri o prestazioni ambulatoriali, oppure che vengono inviati in
giro per le sedi della provincia, magari con mesi di ritardo, per prestazioni ambulatoriali che dovrebbero
essere garantite a Castelfranco. Va smascherata la menzogna che lo IOV esegue ordinariamente
prestazioni/ricoveri generalisti per pazienti/patologie non oncologiche.
10. Infine va evidenziato che la riduzione dell’Ospedale avrebbe dovuto essere accompagnata da un
potenziamento dei servizi territoriali. Questo tuttavia non è avvenuto. Servizi che in passato erano arrivati a
livelli di eccellenza, come ad esempio la Neuropsichiatria Infantile e il Dipartimento di Salute Mentale, sono
stati di fatto ridimensionati e non sono più in grado di dare alla popolazione le necessarie risposte.
11. I cittadini che hanno bisogno di accertamenti ambulatoriali e visite specialistiche vivono un grave
disagio in quanto vengono dirottati in tutta la provincia (non solo a Montebelluna e Treviso ma anche a
Valdobbiadene, Conegliano, Vittorio Veneto, Motta) con tempi che talvolta sono davvero estremamente
lunghi; in tal modo chi può, si rivolge al Privato, e anche questo potrebbe far parte del disegno di Zaia, Benazzi
e della Lega. In sostanza, la gestione della sanità da parte della Lega incentiva il ricorso dei cittadini alla sanità
privata, sia in convenzione sia ancor peggio con costi a carico del singolo cittadino!
Rispetto alle prestazioni ambulatoriali e specialistiche, bisogna fare una specie di rivoluzione copernicana:
ora i cittadini ruotano intorno al sistema; vanno riportati al centro. È il sistema che deve girare intorno ai
cittadini. Adesso basta con le migrazioni di malati ambulatoriali! A Castelfranco devono essere presenti,
facilmente accessibili in tempi ragionevoli (cioè nel rispetto della tempistica prescritta dal medico inviante) e
assicurate da medici specializzati e con utilizzo in loco di strumentazioni tecnologiche avanzate, tutte le
attività sanitarie di tipo ambulatoriale e specialistico di cui la popolazione necessita.
Rivendichiamo per Castelfranco un sistema di esami specialistici e visite ambulatoriali efficace.
SINTESI: → A CASTELFRANCO VOGLIAMO:
– LO IOV PER IL VENETO
– L’OSPEDALE SPOKE CON ATTIVITÀ AMBULATORIALE PER LA CASTELLANA

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La scrittura è una malattia, che cura da vent’anni con tutto il giornalismo possibile: ha lavorato per due quotidiani, una televisione e mezza dozzina di riviste, guidato da direttore responsabile magazine e siti internet. Autore di un libro storico sul secondo dopoguerra e di un romanzo di narrativa, ama firmare reportage di viaggio ed è membro del Gruppo italiano stampa turistica. Si emoziona per un calice di Prosecco o per una alchimia di gusti nel piatto. Runner per passione, ha vissuto più maratone di quanto potesse sognare ma trova quiete solo correndo tra i monti e nelle note della moonlight sonata di Beethoven. Vive con Ketra, tre gatti e un cane zoppo. È il direttore di Storie di Eccellenza.

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