Prima di andare all’HOME FESTIVAL mi sono documentato. Ho letto il programma e le line up, ho letto di centinaia di show e dei quasi mille musicisti coinvolti, degli otto palchi, degli stand gastronomici e dell’acqua gratis.
Quello che emerge in ogni comunicazione è che pur trattandosi di un festival colossale ha il potere di farti sentire a ‘casa’. Non è vero.
L’home festival non è solo una casa. E’ la casa in cui ho sempre desiderato abitare.
In ogni centimetro dell’area del festival ho respirato un’aria internazionale. Giovani provenienti dall’intera Europa e dall’Italia, insieme ai ragazzi della Marca, accomunati dall’amore per la musica si sono dati appuntamento nell’area dell’ex dogana di Treviso.
Non importa di che colore hai la pelle, se ti piacciano gli uomini o le donne o se la tua lingua non la conosco. Ti piace la musica? E allora comincia a ballare!
I concerti non hanno deluso. Sui palchi si sono susseguiti artisti internazionali che dopo performance impeccabili (tra tutti i Duran Duran) lasciavano il testimone a giovani emergenti. Così, senza alcuna spocchia, perché al di là dei successi planetari anche i grandi alla fine sono persone che amano la musica.
La tecnologia che ha supportato i live, ha trasformato ogni concerto in un mondo a se’ stante, da esplorare e catapultarcisi dentro senza remore.
E poi ancora, le bancarelle e il food. Come in una capitale la scelta delle specialità culinarie ti permetteva di toccare ogni angolo di mondo.
E ancora, le conferenze e l’arte contemporanea.. Chi non vorrebbe in casa un’opera d’arte?
Ecco perché è la casa in cui avrei sempre sognato di vivere, fatta di amore, amicizia, gioia, ma anche di baci rubati e parole incomprese, di attese e colpi di scena…dopo tutto si sa, non sarebbe una casa da sogno se fosse solamente perfetta.
Pasquale Lagonigro