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Ricerca scientifica a servizio del territorio leit motiv del “Premio Vivi la Valpolicella in onore di Marco Accordini”

Dalla salvaguardia dei terrazzamenti con i droni alla verifica della fertilità del suolo dei vigneti all’indagine sulla continuità dei vini Acinaticum e Retico con i vini della Valpolicella odierna, la ricerca “torna” alle persone nell’incontro organizzato lo scorso 8 giugno in Cantina Valpolicella Negrar. Già pronto il prossimo bando del Premio

Comunicato stampa

Legenda foto: da sx C.A. Vantini (premio tesi Economia e Mktg), Daniele Accordini (dg ed enologo Cantina Valpolicella Negrar) Marco Signorini (premio tesi Viticoltura) Matteo Piancastelli (Valpolicella Benaco Banca), Amanda Cordioli (premio tesi Economia e Mktg), Enzo Gambin (direttore Aipo) Silvano Zampini (vice presidente Vivi la Valpolicella) Edoardo Quarella (premio tesi Paesaggio)
Negrar di Valpolicella (VR), 14 giugno 2023. “Marco era un figlio della Valpolicella”. Con queste sentite parole Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar, visibilmente commosso, ha ringraziato lo scorso 8 giugno nella sala convegni della coop vinicola negrarese, Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar, Matteo Piancastelli di Valpolicella Benaco Banca e l’associazione Vivi la Valpolicella, nelle persone del presidente Gianfranco Damoli e del vice presidente Silvano Zampini, per aver intitolato al figlio ventiseienne, professionista del vino e imprenditore agricolo, tragicamente scomparso sul lavoro a 26 anni un anno fa, il 21 giugno 2022, il “Premio Vivi la Valpolicella in onore di Marco Accordini”, svoltasi per la XXI^ edizione. “E’ un’intitolazione che vuole rinnovare il ricordo della passione, della competenza e dell’impegno da lui profusi nei confronti del nostro territorio, e che lo riconosce ufficialmente come simbolo di quella Valpolicella che vive di entusiasmo, di progetti e di nuove visioni”, ha affermato Bighignoli.

Dossier candidatura Unesco messa a riposo delle uve della Valpolicella inviato al Ministero della Cultura

Di una Valpolicella viva in tutte le sue realtà – comunali, associazionistiche come lo Snodar e le Donne della Valpolicella, presenti in sala, imprenditoriali e formative –, segno di una sensibilità comune che riconosce nel mondo accademico nazionale un punto di riferimento nella valorizzazione del territorio, ne hanno dato conferma anche il sindaco di Negrar, Roberto Grison e Matteo Piancastelli di Valpolicella Benaco Banca, che ha ribadito l’importanza di creare relazioni e di come il frutto della ricerca debba essere restituito al territorio. Matteo Tedeschi, direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, ha ricordato come il dossier di candidatura della messa a riposo delle uve della Valpolicella a patrimonio immateriale Unesco sia stato chiuso e presentato lo scorso maggio al Ministero della Cultura, che avrà 180 giorni per esperire l’istruttoria. Se tutto andrà bene, toccherà poi alla Commissione Unesco a Parigi esprimersi per la valutazione finale.

Le tesi premiate

Il Premio, che ha avuto uno stop di 3 anni causa pandemia, riconosce il merito della ricerca scientifica di poter pensare e realizzare un’idea di futuro basata su nuove conoscenze e competenze attraverso la premiazione delle migliori tesi di laurea pervenute al concorso. Per questa edizione, sono state premiati 4 giovani veronesi laureatisi negli anni accademici 2017/18, 2018/19, 2019/20. Ciascuno di loro ha ricevuto un premio di 1.000 euro, sostenuto da Cantina Valpolicella Negrar e Valpolicella Benaco Banca. Nel presentare gli autori delle lauree vincitrici, Silvano Zampini, vicepresidente “Vivi La Valpolicella”, ha annunciato la prossima apertura del bando di partecipazione al “XXII Premio Vivi la Valpolicella in onore di Marco Accordini” (ulteriori info www.vivilavalpolicella.it).

In ambito Paesaggio

E’ stato premiato Edoardo Quarella, di Pescantina del Garda (VR), laureatosi all’Università degli Studi di Padova con la tesi “Impiego di droni per la gestione dei vigneti terrazzati in Valpolicella”, peraltro già pubblicata da riviste del settore tech. Attraverso dei rilievi fotogrammetrici con drone di alcune marogne, i terrazzamenti della Valpolicella e con l’utilizzo di specifici software, è stato possibile calcolare il loro indice RPII (Relative Path Impact Index), che permette di identificare le zone di maggior criticità nelle quali il deflusso dell’acqua potrebbe causare fenomeni erosivi e minare la stabilità dei terrazzamenti. Grazie a tecnologie all’avanguardia e a basso costo, è possibile quindi mantenere e salvaguardare questi manufatti di infinito valore culturale, paesaggistico, agronomico e sociale. Ricordiamo che le marogne della Valpolicella sono state iscritte nel luglio 2021 dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, dopo un percorso di candidatura pluriennale di cui è stata capofila Cantina Valpolicella Negrar.

In ambito Viticoltura

E’ stata premiato Marco Signorini, di Pedemonte di San Pietro in Cariano (VR), che ha frequentato un corso Interateneo all’Università di Padova, Udine, Verona e Bolzano con la tesi “Influenza dell’inquinamento da rame sulla diversità microbica del suolo in un vigneto”, i cui risultati indicano che la gestione viticola annessa al rame porta i suoli a variare la propria biodiversità all’interno del vigneto, con aree più interessate di altre (quelle prese in considerazione sono state sottofila, interfila e capezzagna). Tutto ciò può essere anticamera di studi volti a comprendere gli effetti a lungo termine della contaminazione da rame sulla fertilità del suolo e sul rapporto tra suolo, microorganismi e pianta.

In ambito Economia e Marketing

E’ stata premiata Amanda Cordioli, di Villafranca (VR), laureatasi all’Università di Trento con la tesi “Made in Italy e l’effetto del Paese d’origine“, concetto oggi messo in pericolo dalla contraffazione, applicato in ambito vitivinicolo e nello specifico all’azienda Corte Aleardi di Sant’Ambrogio di Valpolicella (VR), confermandone il valore positivo dal punto di vista commerciale sia in ambito nazionale ma soprattutto estero, per l’implicito riconoscimento di una produzione legata alla tradizione e al patrimonio culturale italiano.

Inoltre, è stato premiato Carlo Alberto Vantini, di San Floriano di San Pietro in Cariano (VR), laureatosi all’Università di Verona con la tesi “Esperienza tra branding vitivinicolo e marketing territoriale: il caso Domìni Veneti”, in cui ha analizzato il premium brand di Cantina Valpolicella Negrar e due progetti ideati e condotti dalla cantina, “La Scuola nel Vigneto” e “Wine Mythology Label”, evidenziando come il marketing territoriale possa creare valore aggiunto ed essere un risorsa, non solo economica ma anche sociale e culturale ponendosi come finalità la conoscenza della tradizione vitivinicola, la cultura e la storia di un’area territoriale ad enoturisti, appassionati e winelovers, ma anche agli stessi abitanti della zona, che molto spesso non ne sono a conoscenza e soprattutto alle giovani generazioni future, che hanno il compito di preservare e tramandare i saperi produttivi tradizionali.

Convegno “Il valore della ricerca”

Moderato da Enzo Gambin, direttore Aipo (Associazione interregionale produttori olivicoli), il convegno ha visto protagonista l’archeologa Patrizia Basso, friulana d’origine e docente all’Università di Verona, che ha presentato “Il vino dal vigneto alla mensa” con i dati del progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW). Basso ha affermato come la Valpolicella sia sempre stata centrale per la produzione del vino veronese. Un vino di grande pregio che imbandiva le tavole di re e imperatori (Augusto beveva solo vino Retico proveniente “dalle terre del dotto Catullo, a nord di Verona”, narrava il poeta Marziale, mentre Cassiodoro raccontava che il “vino Acinaticum, l’antico Recioto, imbandiva quelle di Teodorico), ed era esportato anche in Germania. Dalle analisi archeobotaniche effettuate in occasione di scavi e nel terreno in zona Sant’Ambrogio di Valpolicella e San Pietro in Cariano sono state trovate tracce di legno carbonizzato di vite e di olmo, quest’ultimo albero a cui erano maritate le viti, nonché pollini di vite e tanti vinaccioli di vite silvestris e vite sativa addomesticata. Nei calcatoria, le vasche in cui venivano depositate le uve appena vendemmiate sono state trovate tracce di uva nera. Non sono state trovate anfore interrate, ma botti di legno, metodo di conservazione del vino usato nelle regioni alpine più fredde. Prossimo obiettivo della ricerca sarà quello di verificare, attraverso tecniche di estrazione del Dna dei vinaccioli, se c’è continuità tra l’Acinaticum e il Retico con i vini della Valpolicella di oggi.

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