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Non solo la bevanda dei tifosi: storia del Liquore al caffè Borghetti

Quando si sorseggia un buon liquore spesso non ci si sofferma a pensare alle sue origini, alle ragioni che hanno ispirato la sua nascita e soprattutto al contesto in cui ha visto la luce. A volte in effetti è irrilevante, altre volte invece vale davvero la pena farlo, per curiosità senza dubbio, ma anche per capire meglio cosa si nasconde dietro la sua storia e, in qualche modo, gustarne maggiormente ogni sorso, consapevoli e complici del suo passato.

Nel caso del Caffè Borghetti il liquore al caffè, ad esempio, le più conosciute abitudini di utilizzo hanno fanno dimenticare le sue vere origini che si trovano, in realtà, ben lontane dagli stadi dove poi si è diffuso in modo così massiccio.

Occorre fare un salto indietro di 160 anni circa: era il 1860 e ad Ancona si lavorava incessantemente per la costruzione della linea ferroviaria Pescara-Ancona. Ugo Borghetti, imprenditore e proprietario del Bar Caffè Sport in piazza della stazione, ideò uno speciale liquore al caffè con il chiaro intento di dare ristoro ed energia ai tanti lavoratori duramente impegnati nella costruzione della grande opera. Nel 1863, anno di inaugurazione, inviò poi un suo garzone al binario perché vendesse ai passeggeri in partenza il suo liquore. Inizialmente composto da una semplice miscela di caffè e alcool, fu successivamente perfezionato con una ricetta che prevedeva una più ricercata miscela di caffè arabico e di caffè robusto.

Se le origini del Borghetti sono queste, perché in molti lo collegano esclusivamente agli stadi tanto da rinominarlo la “bevanda dei tifosi”?

Per rispondere a questa domanda partiamo nuovamente da Ancona, ma stavolta dallo stadio del Conero e circa un centinaio di anni più tardi. Il Borghetti liquore al caffè, era ormai ben conosciuto e diffuso, chiunque lo aveva in casa: le partite della domenica iniziavano poco dopo l’orario in cui ci si è soliti sedere a tavola per pranzare e spesso, i tifosi, dovevano alzarsi in tutta fretta e correre allo stadio per supportare la loro squadra del cuore. Normale che, non potendo certo prenderlo a tavola, il caffè lo portassero allo stadio con loro. Se ci mettiamo poi che gli spalti sono notoriamente freddi e umidi, cosa c’era di meglio per scaldarsi di un gradevole liquore a 25 gradi?

I bar e i “bibitari” fiutarono ben presto questa necessità e da metà degli anni 50 il famigerato liquore al caffè apparve in vendita negli stadi e nei loro pressi nel classico formato in plastica da 3,35 cl denominato “on the go” con il tappo rosso e la brillante stella rosso-oro che ne contraddistingue il marchio. Così dallo stadio di Ancona si diffuse rapidamente e raggiunse picchi veri e propri di consumo al San Paolo di Napoli, al San Nicola di Bari e allo Stadio Olimpico di Roma.

La verità è che, grazie al suo aroma ricco e intenso e il piacevole retrogusto di caffè espresso inequivocabilmente tricolore, è capace di conquistare tutti in ogni occasione: aromatico, dal gusto dolce e morbido e dal sapore avvolgente rappresenta un liquore tanto raffinato quanto da bar ed è ideale gustato liscio, ma anche con ghiaccio o come ingrediente per creare indimenticabili e gustosi cocktails come, ad esempio, il Black Russian o il King George.

Ulteriore garanzia di qualità, infine, viene dal marchio che oggi lo produce: nel 1982, a seguito di alcuni dissesti finanziari della Borghetti, il 50% del marchio venne acquistato dalla Fratelli Branca Distillerie, che lo lanciò a livello internazionale, e ne rilevò l’altra metà nel 2002. Il tutto sempre seguendo il motto del “Novare Serbando” alla base della filosofia Branca.

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