Confagricoltura Treviso, Coldiretti di Treviso e Confederazione italiana agricoltori di Treviso (Cia) hanno presentato ricorso al Tar contro la variante 12 al Piano degli interventi del Comune di Pieve di Soligo, che ha introdotto stringenti limitazioni e divieti alla coltivazione agricola imponendo rigide distanze di impianto e reimpianto vigneti nelle zone agricole.
Il ricorso, presentato dalle tre maggiori associazioni agricole della Marca per conto di alcuni viticoltori della zona, chiede l’annullamento della deliberazione 21 del Consiglio comunale di Pieve di Soligo del 19 giugno 2017 con oggetto “Variante 12 al Piano degli interventi – Controdeduzioni alle osservazioni e approvazione”;
Nel ricorso, affidato allo studio legale Barel Malvestio & associati di Treviso, viene sottolineato che la variante sub judice rappresenta un intervento lesivo “in quanto utilizza un approccio pianificatorio urbanistico per disciplinare l’utilizzo agricolo dei suoli, utilizza divieti di impianto o reimpianto su vaste scale del territorio per fronteggiare supposti pericoli, che riguardano non l’esistenza della pianta, bensì semmai le modalità di coltivazione; e interviene inoltre in violazione dei principi di proporzionalità, ragionevolezza e attinenza”.
La conseguenza è che “ampie fasce del territorio agricolo risulterebbero illegittimamente sottratte alla normale attività, per di più in un’area fortemente vocata, per effetto di una sommaria determinazione pianificatoria, incidente anche sulla continuità delle attività esistenti”, vedi il divieto di impianti e reimpianti. Un simile approccio, secondo le associazioni agricole, va censurato. La disciplina del problema dell’utilizzo dei fitofarmaci in prossimità di aree sensibili dovrebbe essere affrontata infatti “non vietando tout court l’agricoltura tipica in vaste aree di territorio”, vera e propria espropriazione di diritti, “bensì con gli strumenti consentiti dalla normativa specifica e dei necessari controlli”. Diversamente, “l’effetto sarebbe una compressione impropria e sproporzionata di diritti fondamentali degli agricoltori, con gravissimo danno per i singoli e per l’assetto socioeconomico del territorio”. Peraltro il territorio del comune di Pieve, come affermato chiaramente dai dati tecnici degli enti di controllo preposti, è ricco di biodiversità nelle acque, nell’aria e nel suolo.
Nello specifico, alcuni dei viticoltori rappresentati dal ricorso perderanno non solo la possibilità di reimpiantare le coltivazioni attualmente insistenti nel fondo comunale, ma non potranno neppure utilizzare i 2.000 metri quadrati di diritti e autorizzazioni a vigneto in loro possesso, i cui termini di utilizzo scadranno nel 2020. Subiranno inoltre il danno di venire esclusi dalla possibilità di chiedere misure di sostegno per l’agricoltura e la beffa della sanzione per il mancato utilizzo dei diritti-autorizzazioni.
Il problema dell’utilizzo di prodotti fitosanitari nella coltivazione di vigneti nel distretto di Conegliano-Valdobbiadene, nel quale ricade il Comune di Pieve di Soligo, merita certamente la massima attenzione, “ma è essenziale che vada affrontato con i giusti strumenti normativi e con una ponderata attenzione al principio di proporzionalità e attinenza”, pena l’introduzione di precetti sommari che possono compromettere l’assetto socioeconomico di un territorio di primaria importanza per l’agricoltura della Regione.
Confagricoltura, Cia e Coldiretti, pur confidando che la vicenda sub judice possa trovare una corretta soluzione in via amministrativa, in via del tutto cautelativa chiedono al Tar l’annullamento dei provvedimenti impugnati, con riserva di presentare richiesta di risarcimento dei danni causati ai viticoltori.