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La storia di Blues e di quella legge che allontana cuccioli e “genitori”

Riceviamo e pubblichiamo questo toccante appello

Ciao il mio nome è Blues, sono un meticcio di piccola taglia ed ho 12 anni.

Non so bene dove sono nato ma ricordo perfettamente quella strada di campagna, la pioggia e la paura, ma soprattutto ricorderò per sempre il giorno in cui ho incontrato la mia mamma e il mio papà.

Avevo circa 1 anno e non conoscevo l’amore, mi hanno accolto nella loro casa, lavato, coccolato e amato tanto. Mi hanno sempre portato con loro: ho conosciuto la montagna, il mare, il lago, non mi hanno mai fatto mancare nulla. Io con mamma e papà sono il cane più felice del mondo.

Purtroppo dopo 2 anni, i miei due padroncini si sono lasciati, mi hanno spiegato che può accadere. Così, da ben dieci anni ho avuto due case: una in campagna ed una in una piccola città. Non potevo chiedere di meglio: una grande famiglia! La mia mamma mi vuole un gran bene, il mio papà è la mia vita. Abbiamo sempre vissuto in armonia, ci siamo amati e coccolati tanto, e non aspettavo altro che arrivasse la notte per dormire abbracciati. Un po’ qua e un po’ là.

Ora però sono triste, tanto triste! Forse per questo mi hanno chiamato Blues!

Sono quasi 3 mesi che non vedo più papà Ale, la mia seconda mamma e, solo al pensiero mi scoppia il cuore, il mio fratellino che ha 4 anni: ho conosciuto Carlo Maria quando ancora stava nella pancia della sua mamma, io l’ho sentito prima di loro. Per anni abbiamo dormito vicini, l’ho protetto, giocato a palla, corso tanto. Ora non so più nulla di lui: come va all’asilo, cosa sogna, mi pensa?! Fa male, tanto male!

Sono qui, in questa casa di campagna, che li aspetto ogni santo giorno, la mia padroncina non dice nulla, non so cosa stia succedendo, non capisco proprio il perchè. Li cerco dietro alle tende, dietro alle porte, tra le macchine bianche, cerco invano il loro odore. Non mi resta che rimanere per ore sdraiato sull’erba, con le mie lunghe orecchie nere sempre tese al vento ad attendere. Io sono certo che papà Ale sta facendo tutto il possibile per tornare da me, siamo inseparabili, e non dimenticherò mai che 12 anni fa mi fece una promessa: “Ora che ci si siamo incontrati, non ci perderemo mai”!

 

Sono Ale, padroncino di Blues.

Blues è la mia vita, da anni. Da anni è il mio secondo figlio, non posso stare senza di lui.

Purtroppo, oggi, mi ritrovo a raccontare questa triste storia a causa di una donna che probabilmente ha perso il cuore e le ali, una donna che probabilmente non capisce il dolore di un bambino che ripetutamente ci chiede quando arriva il suo cagnolino. Una donna che vuole capire il bene che io voglio a Blues, e si fa forza sulla titolarità del microchip.

Purtroppo in questo fragile Paese, il cane è considerato come un oggetto: non c’è nessuna legge che tuteli questa mia storia, io non sono più nessuno per lui, e lei ha il “potere” infame di togliermelo, senza motivo, senza una reale spiegazione.

Blues è mio figlio!

Ho contattato Avvocati, Associazioni Animali, Giudice di Pace, volontari del settore, purtroppo non posso fare nulla.

Non posso più riavere Blues, non posso più vivere questo nostro amore incondizionato, non posso più mantenere la promessa che gli avevo fatto quel giorno di 12 anni fa, non so più cosa rispondere al dolore di mio figlio.

Non mi rimane altro che sensibilizzare l’argomento, so che ci sono migliaia di casi irrisolti come il mio, non lo ritengo giusto, non può andare così. Il dolore è forte, troppo, ma dobbiamo tutti fare qualcosa.

 

 

 

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