Tono Zancanaro ha preso in mano la Divina Commedia dopo gli augusti fasti dei grandi illustratori come Sandro Botticelli, Gustave Doré, Salvador Dalì, l’Alberto Martini di Oderzo e del quale i Surrealisti elessero la sua arte a proto surrealista. Quindi davanti a tali esempi importanti il nostro Tono Zancanaro riprese il Dante dal suo punto di vista, e cioè col corpo nudo! Tutti i personaggi da lui illustrati sono nudi. E questo perché? perché la nudità non ha autorità, non ha potere. Il sesso sì, ma la nudità no. Essa è collegata alla nascita ed alla nascita si è nudi, teneri, indifesi. E quindi pure il malvagio, in fondo, non appare così deplorevole. Questo suo agire lo ricollega ai disegni anti Mussolini del Gibbo, personaggio grasso e laido che rimandava al dittatore fascista. Si ricordi qui l’accusa fatta a Dalì quando dipinse nel 1939 Hitler. Fu accusato di simpatie filo naziste. Ma in verità egli spiegò che dietro la camicia bruna egli leggeva la mollezza torbida della carne in sfacelo e quindi la povertà del potere nazista. Tono Zancanaro riprende il nudo del corpo come riflesso dell’anima, in quanto il corpo è tempio del divino nel bene e nel male, e al di là del giudizio divino. Nel giorno del Giudizio i Corpi si ricongiungeranno con le Anime. Inoltre distingue le Cantiche dantesche in tre colori: Nero per l’Inferno; violaceo per il Purgatorio ed azzurro per il Paradiso. Una distinzione psicologica sul giudizio di Dante e sulla collocazione dei diversi personaggi nelle 3 Cantiche. Così come la psicologia oggi lega il colore alle emozioni, agli stati d’animo: Rosso/focosità, Verde/rilassamento, Celeste/freddezza, ad esempio. Quindi una Divina Commedia riletta in chiave contemporanea questa che si può vedere negli esempi illustrativi all’ Art Agency di Portogruaro.
Boris Brollo