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Castello di Spessa, la storia del suo parco

Come tutti gli antichi manieri, il Castello di Spessa – nel cuore del Collio goriziano- esercita un sottile fascino anche sul visitatore più distratto. E non è solo per la raffinata eleganza degli edifici e  per la sua storia millenaria, ma anche per la bellezza del  suo parco secolare.

Il parco circonda completamente il castello ed è circondato da vigneti e dal green del Campo di golf a 18 buche annesso al maniero. Il nucleo originario si stendeva attorno al Castello su tutta la collina di modesta altezza dove sorge l’edificio ed era  collegato alla proprietà antistante e retrostante tramite un percorso rettilineo.

 

Le antiche  mappe catastali documentano  un giardino a impianto radiocentrico vicino al  Castello e altre aiuole geometriche sulla restante parte della sommità della collina e confermano la presenza dei percorsi rettilinei assiali al complesso.

 

Nel 1872, alla scomparsa del conte della Torre Valsassina, parte della proprietà venne acquisita dalla famiglia di commercianti triestini Voelkl e  parte passò alla Mensa Episcopale di Gorizia. Il castello fu ristrutturato secondo il progetto dell’architetto triestino Ruggero Berlam, con qualche modifica all’impianto verde.

Nel 1913 la proprietà andò ai baroni Economo, triestini di origine greca, che effettuarono alcuni interventi piuttosto consistenti al patrimonio verde, dando anche vita al rigoglioso giardino all’italiana.

 

Quasi tutte le ville e i castelli con parco hanno dovuto sostenere nella storia varie vicissitudini,   soprattutto nell’ultimo secolo, funestato da due guerre mondiali. Sorte a cui non scampò nemmeno il Castello di Spessa.

A questo proposito,  lo storico Adelchi Tirel  ne “Il bunker del Castello di Spessa” narra che: “il giorno stesso in cui finì la seconda guerra mondiale,  gli americani si accorsero subito  che il parco era pieno di mine: al di qua e al di là del portone d’entrata, in mezzo agli alberi, sul viale degli ippocastani. Così circondarono tutte le zone minate con una striscia di tela bianca e si misero  a far festa. Per la zona minata avevano dato l’incarico alla  bonifica ad un maresciallo e alla sua squadra di specialisti dell’esercito italiano. A quel tempo si poteva andare liberamente e senza problemi visitare il castello, mentre con i tedeschi nessuno poteva entrare.

Gli incaricati alla bonifica scavarono una trincea a una ventina di metri dai reticolati: dentro ci buttavano una lunga corda con un rampino  per ritrarre il calderone caduto nel pozzo. Buttavano il rampino e strappavano via i reticolati, paletti di ferro, tavole di legno, fili del telefono, tutto. Puliti i reticolati, tagliarono l’erba alta del mese di maggio, piano piano per non muovere gli spaghi color verde delle mine che arrivavano all’altezza del collo del piede. Le mine, che erano a filo del terreno, si distinguevano facilmente, così dicevano quei ragazzi, perchè le conoscevano alla perfezione. E tutto è andato bene.”

In seguito la proprietà passò ai Segrè Sartorio, anch’essi da Trieste. Nel 1971 un violento fortunale causò la demolizione della chiesa di Sant’Antonio, situata appena fuori dal parco a Nord, e molti danni alle piante.

 

Nel 1987 Loretto Pali acquistò il castello e diede il via a importanti lavori di restauro architettonico dell’edificio e di sistemazione del parco. Nei primi anni del 2000 il terreno agricolo nella pianura immediatamente ai piedi della collina venne trasformato in campo di golf.

 

Le specie

In generale la vegetazione degli antichi  parchi è stata distrutta, tagliata, variata rispetto alle origini e trovare piante ultracentenarie è oggi estremamente difficile.

Al Castello di Spessa negli ultimi trent’anni sono stati attuati diversi interventi rivolti alla valorizzazione dell’impianto verde e alla salvaguardia delle specie più antiche e rare.

In particolare è stato fatto un rimboschimento e sono state piantate  nuove aiuole ed oggi il parco con il suo rigoglioso giardino ben curato  è interessante  per la quantità e la diversità delle specie. Un vero e proprio Arboretum, dove spiccano  querce,   cipressi  italici,  lecci, aceri, farnie, tigli, platani, safore, gelsi, photinie e catalpe, ma anche specie esotiche come lo Spino di Giuda. Interessante per le sue dimensioni è un  pioppo nero con una circonferenza notevole, che lo fa ritenere centenario. Dal romantico viale classico che sale verso il castello, si possono notare tutti i particolari architettonici nonché le specie qui presenti.

In onore di Giacomo Casanova, che soggiornò a Spessa nel 1773, nel 2010 è stata tracciata nel parco una  romantica passeggiata letteraria. Fra bersò, balconate ornate di statue, alberi secolari, il percorso si dipana in 10 tappe scandite da tabelle in ferro battuto,  dove sono incise frasi di Casanova sull’amore, le donne, l’amicizia, la vita.

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La scrittura è una malattia, che cura da vent’anni con tutto il giornalismo possibile: ha lavorato per due quotidiani, una televisione e mezza dozzina di riviste, guidato da direttore responsabile magazine e siti internet. Autore di un libro storico sul secondo dopoguerra e di un romanzo di narrativa, ama firmare reportage di viaggio ed è membro del Gruppo italiano stampa turistica. Si emoziona per un calice di Prosecco o per una alchimia di gusti nel piatto. Runner per passione, ha vissuto più maratone di quanto potesse sognare ma trova quiete solo correndo tra i monti e nelle note della moonlight sonata di Beethoven. Vive con Ketra, tre gatti e un cane zoppo. È il direttore di Storie di Eccellenza.

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