PR & Influencer

Sport elettronici: così il mondo dei videogame diventa competizione

Da diversi anni i videogiochi non sono più relegati alla semplice dimensione dell’intrattenimento. Ormai il videogame è anche sport. Negli anni ’80 e ’90 i tornei che avevano in oggetto i titoli più complessi, di quelli che richiedevano più combinazioni di tasti, venivano organizzati solo in alcune città ed erano sponsorizzati principalmente attraverso le riviste videoludiche. Oggi, invece, nel gergo dei gamer esiste il termine specifico “e-sport”, che indica i cosiddetti “sport elettronici”, vere e proprie competizioni agonistiche dedicati ai titoli multigiocatore o single player, purché il gioco richieda di raggiungere determinati obiettivi come può essere anche solo un punteggio molto elevato. Va da sé che i generi di videogame che sposano maggiormente la filosofia degli e-sport vengono individuati in quelli strategici, nelle simulazioni sportive o nei picchiaduro.

Uscire dalla realtà locale è molto più semplice rispetto al passato. Ormai basta essere dotati di una buona connessione internet: giocando online ci si interfaccia in breve tempo con gamer di ogni angolo del globo. Anche sulla rete possono essere messi in piedi dei tornei, con tanto di fasi di qualificazione. In generale, comunque, gli eventi sugli e-sport più famosi in assoluto sono attualmente il World Cyber Games, l’Electronic Sports World Cup e il DreamHack. Niente a che vedere con il torneo di “Spacewar!” organizzato nel lontano 1972 presso l’Università di Stanford. Da allora i tempi si sono drasticamente evoluti e il prossimo punto di arrivo del fenomeno degli e-sport è rappresentato addirittura dalle Olimpiadi.

L’idea di spingere i videogiochi verso livelli professionistici iniziò a sorgere nel 1990, con l’introduzione di eventi sponsorizzati e trasmessi anche in tv. Perché il movimento iniziasse a contare parecchi proseliti, però, bisognava aspettare ancora. Il primo vero campionato internazionale fu la Cyberathlete Professional League, istituita nel 1997. La conseguenza automatica fu l’innalzamento improvviso dei montepremi in palio, che cominciavano a superare anche il tetto del milione di dollari. Con l’avvento del terzo millennio, poi, l’accessibilità al gioco online è cresciuta esponenzialmente e le piattaforme di condivisione video come Twitch hanno alimentato a dismisura la popolarità degli sport elettronici. Già nel 2015 il comparto degli e-sport vantava un fatturato di quasi mezzo miliardo di dollari in tutto il mondo, con un pubblico di 150 milioni di appassionati.

Oggi gli e-sport simboleggiano forse la più grande rivoluzione della storia dell’intrattenimento. I videogiochi moderni vengono sviluppati anche nell’ottica della dimensione competitiva. Si parla di e-sport perfino sulle piattaforme di betting che pubblicano quote pre-match e quote per le scommesse live su avvenimenti sportivi. I gamer professionisti hanno alle spalle contratti importanti e sponsor non indifferenti. Insomma, la concezione stessa del videogame è cambiata. Se prima ci si limitava a collegare la console alla tv per divertirsi contro l’intelligenza artificiale nel tempo libero, oggi la maggior parte degli amanti del gamepad cercando sfide contro altri giocatori in carne ed ossa.

L’ascesa degli sport elettronici, in ogni caso, non è stata così semplice. In Italia gli e-sport hanno fatto spesso storcere il naso anche ai piani alti del CONI, che solo negli ultimi anni si è attivato per iniziare a riconoscere fini sportivi nell’attività dei gamer. Il CIO, invece, ha più volte messo in dubbio il carattere puramente sportivo dei videogiochi e solo nel 2017 i gamer sono stati paragonati ufficialmente agli atleti. Se gli e-sport arriveranno effettivamente alle Olimpiadi, allora l’ascesa potrà dirsi veramente completa.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *