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MAURIZIO ROGAI, “SFIDANDO NEWTON” in mostra a Portogruaro

Titolo: MAURIZIO ROGAI, Sfidando Newton.

Luogo: Androne 51 e The Art Agency, Portogruaro via Garibaldi 41,51

Periodo: dal 27 gennaio al 18 Febbraio 2024

Inaugurazione: Sabato 27 Gennaio ore 17,30

A cura di Marcantonio Bolzicco

Presentazione di Boris Brollo

Guardando i lavori di MAURIZIO ROGAI hai l’impressione che egli abbia sfidato le leggi della fisica di Isaac Newton. Le sue opere hanno un quid che resta in sospensione. Un po’ come quando ci si immagina un Ufo che, arrivato sulla terra, non si cala sul terreno, ma resta sospeso a mezz’aria, come nei film hollywoodiani di fantascienza. E resta là bloccato fra cielo e terra. Questi suoi elementi creano una situazione di stasi del quadro rimandando il nostro pensare a nuvole solitarie, o a delle mongolfiere, o a delle astronavi, o a dei velieri all’orizzonte, o ancora a delle enormi vele. L’opera è là, bloccata nella sua sospensione. E se guardando operiamo un cambiamento del campo visivo, cioè guardassimo l’opera dall’alto, essa diventa una mappa con un nucleo, un centro ben delimitato dove si ha la sensazione di dover planarvi dentro. Insomma, sono opere che ti assorbono sia nell’un caso, che nell’altro. Sono costruite per darti la sensazione di entrarci. Attirano lo sguardo e ti mantengono in surplace, in equilibrio. Alcune hanno un senso di incombenza, altre sembrano fissarti, quasi interrogandoti. Ecco, hanno questo modo totemico, ipnotico, di ottenere la tua attenzione. Le ultime, poi, sono legate al tema della luna. Una luna lanceolata come certe foglie lucide di piante sempreverdi. Queste foglie/luna giacciono sopra monti/panettone, che sembrano punzecchiare, appoggiando una punta per mantenere l’equilibrio della loro danza lunare.

Artisticamente parlando potremmo far risalire queste opere più che all’astrazione ad un surrealismo poetico dove forme geometriche s’intersecano, e si toccano, cercano appoggio o restano in attesa di collocarsi, creando così un disequilibrio, una forma di sbilanciamento che mette in crisi lo spettatore, il quale simpateticamente, cerca lui un appoggio per le forme in cambio di una sua propria stabilità visiva. Pena una strana situazione di vuoto perenne. La mela deve cadere ed appoggiare a terra, la forza di gravità lo richiede. Mentre la pittura di Maurizio Rogai continua la sua sfida mantenendo la sospensione fra anima e corpo. Fra desiderio che succeda qualcosa e il rimandato arrivo. Il rimandato appoggio che i colori tonali tentano di attutire. La caduta non avviene e l’Angelo, o l’oggetto in sospensione da caduta, come nell’Annunciazione, resta per aria annunciante un miracolo per cui tutto sta bloccato nell’attesa del miracolo stesso. Così che l’opera si completi sotto i nostri occhi. I quali mentalmente ricostruiscono la scena letteraria già nota alla nostra cultura cristiana.

Il curatore Boris Brollo

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