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Senza ORGOGLIO E PREGIUDIZIO , una rifessione del critico Roberta Semeraro

Riceviamo e pubblichiamo in risposta alla critica di Boris Brollo questa riflessione di Roberta Semeraro

 

Questo è il titolo del romanzo nel quale la scrittrice Austen ritrasse la
mentalità e le abitudini di quell’élite sociale della sua epoca, in uno spaccato
della provincia inglese di fne Settecento. Ed è appunto “senza orgoglio e
pregiudizio” che si invita il pubblico a visitare la mostra L’Arte della
Scienza – Da Luigi Russolo a Renzo Bergamo– che si tiene nel Palazzo
Vescovile di Portogruaro col Distretto Turistico, fno al 3 Luglio 2022.
Renzo Bergamo: l’uomo e l’artista
La presente rifessione si basa su una lunga esperienza personale di studi e
di lavoro nell’arte, grazie alla quale il critico comprende di non sapere mai
abbastanza. Questo perchè l’Arte, come argomentato nel titolo della mostra
che prende spunto da “Il Tao della Fisica” di Fritjof Capra, è una via di
conoscenza infnita che va percorsa “senza orgoglio e pregiudizio” per
poterne godere di tutta la sua grandezza. La vita e l’opera di Renzo
Bergamo, dimostrano che la genialità è una naturale attitudine creativa, che
può esprimersi anche “senza fare troppo rumore” e che si può trovare in lidi
diversi da quelli abitualmente frequentati. Per comprendere le ragioni
dell’arte, bisogna avere l’umiltà di ascoltare l’uomo che si cela dietro
l’artista. Ed è con questo intento che nell’allestimento della mostra,
composto da un nutrito corpus di circa 90 opere che parlano
esaurientemente dell’opera totale di Bergamo, è stato proposto anche un
cabinet contenente i suoi oggetti personali, la sua voce, le sue fotografe, i
suoi pensieri più intimi e persino una recente intervista a sua moglie
Caterina. La scelta curatoriale di dare alla stampa i ricordi della vita di
Renzo Bergamo, piuttosto che un catalogo ragionato della sue opere, è stata
fatta proprio per estendere la sua arte oltre i confni delle fredde e sterili
categorie del giudizio, a quella dimensione più vasta del vissuto
avvicinandola ad un pubblico più allargato della circoscritta élite
intellettuale. “L’arte insegna il coraggio di osare” aveva affermato Bergamo, ed
così che l’uomo si era trasformato nell’artista-demiurgo divenendo un mito
per il gota della scienza di cui importanti testimonianze sono state incluse
nella mostra.
Da Luigi Russolo a Renzo Bergamo
La storia dell’arte è fatta di continui rimandi. Ed è in questo senso che va
letto il sottotitolo della mostra che recita appunto “da” (preposizione di
moto da luogo) Luigi Russolo (1885-1947) “a” (preposizione di moto a luogo)
Renzo Bergamo (1934-2004), indicando pertanto uno spostamento
temporale. I due concittadini di Portogruaro, entrambi artisti riconosciuti
per il loro talento, sono la testimonianza della grande tradizione culturale
che rivive, sotto forma di genius loci, in questo territorio e che si tramanda
di generazione in generazione. Le due opere dell’ultimo periodo di Russolo
di recente donate al Comune, ed esposte nella Sala Consiliare e per la prima
volta al pubblico dopo tanti anni, accostate ai dipinti di Bergamo
giovanissimo, hanno proprio il sapore di voler sottolineare la continuità
generazionale tra i due autori. E’ noto a tutti che il giudizio critico nell’arte
si basa sul confronto. Ma il confronto in questo caso è costruttivo, e quindi
non inteso come “competizione” tra Russolo e Bergamo, ma piuttosto come
riconoscimento delle loro reciproche diversità seppur nella condivisione di
determinati valori che appartennero ad entrambi gli artisti.
Un’operazione di riappropriazione culturale
La mostra stessa è stata concepita non come un “passatempo” per l’élite
intellettuale, ma come una massiccia operazione collettiva di
riappropriazione culturale attraverso importanti contenuti scientifci ed alti
valori estetici. Non a caso il visitatore è coadiuvato nel percorso espositivo
da ben 4 apparati che lo facilitano nell’esperienza e conoscenza dell’opera
dell’artista. Il primo apparato è stato concepito come una grande scenografa
di luci, immagini in movimento e musica, dove il visitatore, senza doversi
distrarre attaccandosi inutilmente alle etichette per la lettura di date e nomi
che dimenticherebbe un secondo dopo, viaggia in assoluta libertà nel cosmo
della pittura di Bergamo traendone con gratitudine le sue emozioni e
sensazioni. Il secondo apparato di tipo critico, propone al visitatore la
lettura comparata tra l’arte e la scienza, che fu il centro d’interesse della
poetica dell’artista sino alla fne dei suoi giorni. Il terzo apparato intende
fornire la contestualizzazione e l’ambientazione storica nella quale costui
visse e operò, poiché le opere d’arte non sono funghi che spuntano per caso
e tutti gli artisti, nessuno escluso, sono fgli dei loro tempi dando ciascuno il
proprio contributo alla storia. Il quarto apparato offre per i più curiosi, una
descrizione dettagliata delle singole opere alcune corredate da un
commento.
Al visitatore oltre all’acquisto del biglietto d’ingresso, i cui introiti vanno a
coprire le spese di gestione di Palazzo Vescovile così com’è normalmente
per tanti musei e spazi espositivi, viene richiesto qualcosa di più prezioso:
il suo tempo.
L’allestimento stesso è stato concepito come un viaggio immersivo in un
tempo e spazio indeterminati, grazie all’ausilio della tecnologie più avanzate
che prevedono, oltre alla contemplazione delle opere, la lettura dei
contenuti tramite video scrittura e barcode.
Il mio consiglio al visitatore è di intraprendere questo viaggio “senza
orgoglio e pregiudizio” e magari munendosi di un banale cellulare o
chiedendo all’ingresso, dov’è stato organizzato un ottimo servizio di guide,
di essere accompagnato nella visita.
Roberta Semeraro

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