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Il Cai contro la “diga del Vanoi”

COMUNICATO STAMPA – deliberazione in data 28/08/2024 del Coordinamento
in merito all’ipotesi di realizzazione di una “diga sul torrente Vanoi”.


il Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi del CAI, composto dalle 18 sezioni CAI della
Provincia di Belluno comprendenti oltre 13.000 Soci *, riunitosi a Longarone (BL) il 28 agosto
2024 ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che “esprime decisa contrarietà alla
realizzazione di una diga sul torrente Vanoi”.
La riunione è stata preceduta da una esaustiva quanto obiettiva esposizione del geologo dott.
A.Tollardo, già vicesindaco del Comune di Lamon ed esperto conoscitore della morfologia e
delle caratteristiche ambientali della zona nella quale si ipotizza venga realizzato l’invaso, il
quale ha avuto modo di evidenziare anche le carenze di analisi e progettuali dello studio ad oggi
presentato. Dalla relazione tecnica svolta dal geologo A.Tollardo sono emerse evidenti lacune
progettuali e carenze tecnico-analitiche degli aspetti idro-geologici di indagine sulla Val
Cortella e sullo studio approfondito della stabilità dei versanti interessati all’ipotetica
realizzazione dell’opera, particolarmente necessari per la presenza di frane.
Sono poi stati evidenziati gli aspetti ambientali e sociali, e quelli di impatto che tale opera
avrebbe sul territorio, in particolare:
 L’opera andrebbe a distruggere una valle non ancora antropizzata, unica per i sui aspetti
ambientali e naturalistici, una delle rare o forse l’unica rimasta incontaminata nell’arco alpino.
Coordinamento Sezioni
Dolomiti Bellunesi
 La realizzazione della diga comporterebbe uno stravolgimento del clima locale, e
dell’ambiente dovuto anche alla realizzazione di nuove strade di accesso e nuove gallerie per
l‘accesso ai cantieri. Le strade attualmente esistenti non sono infatti percorribili.
 L’intero territorio subirebbe uno stravolgimento della già precaria viabilità, dovuto al transito
continuo di mezzi pesanti nel periodo della durata dei cantieri, anni !
 Come già constatato per gli attuali invasi esistenti lungo l’asta del torrente Cismon, anche
quello “del Vanoi” nel tempo verrebbe riempito dai detriti e dal materiale trasportato dal
torrente che farebbe venir meno la capacità attesa dell’invaso stesso.
 L’acqua della diga del Vanoi, prima di arrivare nella pianura dovrebbe superare altri due invasi
esistenti (diga di Ponte Serra e diga del Corlo), per poi immettersi nel fiume Brenta e
raggiungere Bassano e la pianura. Valutazioni tecniche approssimative inducono al possibile
effetto a valle, che sarebbe molto compromesso se non addirittura reso inefficace dai tanti
sbarramenti da superare, vanificando le aspettative minime attese da tale progetto.
 Non va trascurata la tendenza in atto, relativa alla riduzione dei ghiacciai e del permafrost che
caratterizza la montagna e le Dolomiti, comportando una evidente diminuzione della portata
d’acqua nei fiumi, per altro già totalmente sfruttati per l’uso idroelettrico, come posto in
evidenza con allarmata preoccupazione anche dallo stesso Club Alpino Italiano.


Il Club Alpino Italiano – Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi comprendente le 18
Sezioni della Provincia di Belluno, con il pragmatismo di chi vive in montagna senza preconcetti
ideologici, alla luce di tali considerazioni esposte con chiarezza ed obiettività, degli
approfondimenti tecnici illustrati, dell’impatto ambientale e sociale che tale opera
comporterebbe sui territori interessati, esprime forte contrarietà alla progettazione
dell’opera “diga del Vanoi” così come prospettata.
Lo stesso Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi, auspica altresì che vengano
approfondite e messe in atto, da parte degli Enti promotori tutte le ipotesi alternative e risolutive
per il bisogno idrico dell’area. A volte gli Studi servono anche per capire che quella
potrebbe non essere l’idea da seguire. Il progetto della “diga sul Vanoi” comporterebbe dei
costi enormi a fronte di un risultato di efficacia molto incerta. Le medesime risorse
economiche o forse anche molto inferiori, potrebbero venir impiegate per ottenere una più
efficace e duratura disponibilità di acqua per lo scopo prefissato.
Alternativa possibile, dunque, rivolta sia a recuperare le perdite di acqua per scorrimento
superficiale non adeguato, che è stata stimata nel 40%, e sia nel migliorare l’efficienza dei
sistemi di irrigazione, con minore dispersione di acqua. Attualmente la distribuzione
dell’acqua in pianura avviene per la gran parte con canali e a scorrimento, mentre può essere
attuata una politica di irrigazione con sistemi più efficienti e con minore dispersione di acqua.
La ricarica della falda freatica della pianura può avvenire attraverso sistemi alternativi
all’invaso del Vanoi. Ci informano che precedenti studi hanno rilevato negli anni i prelievi in
falda freatica e l’escavazione sul fiume Brenta hanno causato l’abbassamento di sei metri della
falda freatica, e come già sperimentato dal Consorzio di bonifica Brenta, la falda e la ricarica
d’acqua potrebbe avvenire attuando su larga scala il progetto, già sperimentato con ottimi
risultati, delle aree forestali di infiltrazione, attraverso le quali si creano delle zone dove
l’acqua viene fatta scorrere su dei canali, delimitati da alberi, utili anche per la produzione di
legname. Tale esperimento ha dimostrato che in un anno, la ricarica possibile per ettaro di
terreno sarebbe pari ad un milione di metri cubi di acqua.
Perché quindi non percorrere tali soluzioni alternative, meno impattanti, meno costose e
più performanti ? Invece di voler costruire una nuova diga in un territorio fragile, invisa alle
popolazioni residenti e in spregio alle amministrazioni, enti e associazioni, che condividono la
contrarietà a tale opera, non tanto per una presa di posizione aprioristica, ma in considerazione
soprattutto delle possibili alternative nell’utilizzo dell’acqua sul territorio gestito dal
Consorzio di Bonifica Brenta, ente che sta portando avanti i progetti di realizzazione della diga.
Infatti il Progetto ha visto una convergenza, non usuale, di diversi soggetti, pubblici e privati,
sulla inopportunità di portare avanti l’opera, infatti ha espresso una ferma contrarietà la
stessa Provincia di Trento, in quanto la normativa provinciale trentina prevede che per
realizzare un’opera in un’area ad alto rischio di pericolosità come la “diga sul Vanoi”, di
rilevanza pubblica e non delocalizzabile, si rende necessario produrre uno studio di
compatibilità che a tutt’oggi non pare sia stato fatto e non è riscontrabile. Stessa contrarietà è
stata espressa dalla Provincia di Belluno.
Lo stesso Direttivo Centrale del Club Alpino Italiano, supportato dai propri Organi Tecnici e
dalla Segreteria Ambiente, ha espresso parere negativo su tale progetto, ciò in conseguenza
della posizione contraria già deliberata dal CAI di Feltre, dalla SAT Trentina (Società Alpinisti
Tridentini con 28.000 soci) e dalla SAT del Primiero.
Grazie dell’attenzione ed in attesa di riscontro, porgo
cordiali saluti.
per il COORDINAMENTO SEZIONI DOLOMITI BELLUNESI
Gianluigi Topran d’Agata – Coordinatore

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