PR & Influencer

De gustibus non est disputandum

Con “de gustibus non est disputandum” di solito si intende che i gusti non sono discutibili, ma questa non è che una lettura superficiale perché guai se il gusto non fosse discutibile. Immaginate tutto questo in pittura ognuno può affermare questo su un piano di individualità dove conta solo il mio di Gusto e tutti gli altri no, per cui tutti gli altri gusti non valgono e quindi non c’è nessun gusto. Quel che oggi è uno slogan: Uno vale Uno! niente di più sbagliato. Oggi grazie alla fenomenologia sappiamo che la coscienza interagisce col reale e si forma nel tempo. Pertanto ognuno si può avere un gisto singolo che gli viene dalla realtà che ha vissuto ma c’è pure un mondo comune come ci insegna C. G.Jung con l’inconscio collettivo. E quindi tutto ciò che vediamo è filtrato tramite questa coscienza singola e collettiva. Il De Gustibus infine annullerebbe la storia dell’arte che si rifà a categorie estetico artistiche le quali con il De Gustibus non est disputandum sarebbero abolite e quindi non saremo in grado di distinguere le differenze fra i singoli autori come le differenze fra periodi storici dell’arte.
Quindi al di là del proprio gusto come primo elemento di lettura di un quadro o scultura comprendiamo che sotto vi sono altre dinamiche estetico-artistiche. Così è per questa mostra di Giampietro Cavedon che ho denominato: L’Annunciazione. Questo titolo ci riporta subito alla memoria i quadri del Beato Angelico, di Simone Martini, del Filippo Lippi, del Cima Da Conegliano, di Piero della Francesca, di Sandro Botticelli, di Leonardo Da Vinci, del Pontormo, di Lorenzo Lotto, del Caravaggio. Una pittura secolare che sempre ha colpito l’immaginazione popolare e artistica. Spesso l’Annunciazione è a immagine ferma, come una inquadratura di video tolta dal resto del racconto. E quindi fissa, ma noi sappiamo che prima c’è stata l’irruzione dell’Angelo che ha rotto l’equilibrio, che ha mosso l’aria circostante, fors’anche i capelli di Maria. La giovinetta che magari colpita dalla luce ha pure chiuso per un attimo gli occhi accecata dalla luce. Tutto questo non c’è nella pittura classica se non in Caravaggio dove le vesti sono sospese in aria dal movimento delle ali ancora in attesa di quietarsi . Qui in Giampietro Cavedon la luce non è in movimento, ma si capisce che lo è stata. E’ piuttosto cristallizzata e penetra dalle fessure delle porte, o dai fori delle finestre, in maniera tagliente ed attraversa l’aria e lo spazio del quadro. E questo dà all’opera una sensazione di cristalizzazione, di blocco come tutto fosse sospeso nel silenzio di un momento reale, ma posto sotto vuoto. Cioè bloccato in una area irreale, ma tanto reale da subirne il fermo mentale oltre ché pittorico. Solo un altro esempio ho trovato di questo fermo immagine poetico ed appartiene al poeta greco Ghiannis Ritsos. Uno dei più grandi poeti moderni. Nei suoi poemetti dedicati a singole figure femminili tragiche, riprendendo la tradizionale tragedia greca, ne racconta l’impossibilità di vivere nel presente se non attaccate al passato che le blocca nello struggersi dell’anima negli ambienti in cui vivono. E così egli descrive un suo fermo immagine:

Un giorno di quel tempo antico, giù in giardino – ricordo –
la musica delle cicale, più o meno come stasera, scendeva dai
pini
nella luce chiassosa, interrotta a tratti
da un alito di vento. Allora le foglie degli eucalipti
sfioravano il silenzio per un istante. E le ombre per terra
diventavano azzurre e d’oro, oblunghe, oscure. Ben presto
si spegneva di nuovo ogni cosa. Ma quell’esiguo silenzio
restava come una macchia viola nell’aria colma di luce.

Boris Brollo

Mentre in realtà sappiamo che la diversità è il sale della vita e della salvezza dell’umanità.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *