Un sistema di fortificazione in galleria unico in Europa:
Sul fianco destro della Caserma Milano si trova l’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele III, in origine la Caserma e la galleria erano comunicanti per mezzo di un cunicolo interno che permetteva il passaggio in tutta sicurezza delle truppe e del personale. La costruzione della galleria, con il suo sviluppo di 5 chilometri interamente in galleria (alta mt. 3 e larga da 1.80 a 2.50), capace di ospitare 15.000 uomini oltre a 72 cannoni e circa 70 mitragliatrici in grado di far fuoco su entrambi i versanti della Cima, rappresentava un fattore determinante nel tentativo di arrestare l’avanzata austroungarica. E’ strutturata su di un corridoio principale, lungo circa 1,5 chilometri, da cui si dipartono numerosi corridoi laterali destinati ad ospitare bocche di artiglieria, osservatori e postazioni per mitragliatrici. Per facilitare eventuali azioni offensive vennero ricavati diversi corridoi di sbocco, attraverso i quali le truppe potevano raggiungere l’esterno con notevole effetto sorpresa, e in tutta sicurezza.
Peter Pan:
Tra i 23.000 militi sepolti nell’Ossario di Cima Grappa riposa anche Peter Pan, dove bambini sono soliti lasciare un sassolino o un fiore: una eccezione rispetto alle regole del Sacrario.
La devozione alla Madonna e i pellegrinaggi a Cima Grappa:
Già nel 1899 il Cardinale Sarto – Patriarca di Venezia – aveva proposto di innalzare a Cima Grappa un sacello sormontato da una statua della Vergine. La statua non poteva essere realizzata sul posto per assenza della materia prima e il trasporto di un grande manufatto era di fatto impossibile per l’assenza di una strada per raggiungere la vetta. A Lione, in Francia, venne realizzata una statua bronzea che, costituita di tre parti, poteva essere trasportata a dorso di mulo. Il 4 agosto 1901, il Cardinale Sarto, futuro Pio X, alla presenza di oltre seimila persone, consacrò il Sacello e l’immagine della Madonna. Da allora, la prima domenica di agosto, ogni anno i pellegrini raggiungono Cima Grappa per l’anniversario dell’evento.
Dal 1901 un appuntamento interrotto solo dalle due guerre:
Lo scoppio del primo conflitto mondiale interruppe il tradizionale appuntamento devozionale che riprese già nel 1919. Malgrado l’interruzione della cerimonia anche in occasione della Seconda guerra mondiale, la tradizione venne mantenuta nella clandestinità da parte dei partigiani, soprattutto cattolici, che la proseguirono al rischio della stessa vita. Dalla Liberazione, il pellegrinaggio alla Madonna del Grappa non ha più subito interruzioni, crescendo di anno in anno in numero di partecipanti e di rappresentanti istituzionali.
Un sistema di sentieri e di percorsi escursionistici:
L’attrattività di Cima Grappa sul fronte escursionistico inizia già sul finire dell’Ottocento e negli ultimi decenni ha avuto un significativo incremento dei flussi turistici con lo sviluppo di percorsi – a piedi o in mountain bike – che attraversano i boschi e i prati. Uno dei sentieri più battuti è quello che collega due luoghi di devozione: il Santuario della Madonna del Covolo con Cima Grappa.
Intervento del Presidente del Comitato organizzatore delle Celebrazioni
di Cima Grappa e Sindaco di Pieve del Grappa, Annalisa Rampin.
Siamo abituati a pensare a questo luogo, il sacrario di Cima Grappa, come un teatro di battaglie, come una prima linea contro le aggressioni, come luogo di morte.
E’ invece il simbolo della pace e della costruzione dell’Europa come risposta alle disuguaglianze, ai particolarismi e alla guerra, particolarmente significativo in questa estate che sente risuonare le armi nel cuore del nostro Continente.
Da qui, con questa straordinaria vista che dai monti si spalanca sulle colline e sulla pianura, fino al mare, proviamo a cambiare prospettiva ricordando quanto questa terra sia una terra di costruzione e non di distruzione.
Le nostre donne e i nostri uomini sono conosciuti e riconosciuti come gran lavoratori e gli effetti di questo impegno quotidiano, di questa abnegazione nel rispetto del territorio ha portato a dei risultati straordinari.
Ne cito uno su tutti che rappresenta un motivo di orgoglio e un ulteriore stimolo di impegno: il riconoscimento da parte dell’Unesco a riserva di biosfera.
Nel tempo il Sacrario e l’intero massiccio è via via diventato un laboratorio della più felice armonia tra l’uomo e l’ambiente.
Il presidente della commissione nazionale italiana per l’Unesco, Franco Bernabè, cui quest’anno spetta la commemorazione ufficiale, sa bene quale vanto possa essere manifestato da un territorio o da una città nel fregiarsi del riconoscimento di patrimonio universale dell’Unesco e qui nasce proprio il nostro impegno quotidiano a far capire a tutte e a tutti che l’essere una riserva di biosfera è qualcosa di un po’ diverso e che va al di là del riconoscimento di patrimonio dell’UNESCO.
Essere Riserva di Biosfera è e deve essere motivo di orgoglio per tutti noi ma soprattutto impegno costante per valorizzare sempre più questa particolare simbiosi tra uomo e ambiente, tra attività produttive e biodiversità che qui viene indiscutibilmente riconosciuta.
Non è un caso che, ormai da anni, campeggi nella piazza del Comune di Pieve del Grappa una targa in legno con su incisa una frase di Roosvelt: “Una nazione che distrugge il proprio suolo, distrugge sé stessa”. E’ una sensibilità che la nostra gente ha dentro di sé e che il riconoscimento da parte dell’UNESCO certifica.
Una riserva di biosfera è qualcosa di vivo, di dinamico, di sintesi tra il lavoro delle persone, la ricchezza di un paesaggio e l’armonia tra questi due elementi capaci di attrarre persone da luoghi anche lontani ma soprattutto di testimoniare quello che ritroviamo nelle lettere encicliche di Papa Francesco che lette da un laico possono essere comunque una traccia per la tutela del creato e per superare le distanze tra stati e popoli appunto.
“Laudato sì” e “Fratelli tutti” ci dicono che non c’è più tempo da perdere, che non possiamo sprecare un solo minuto senza difendere il nostro pianeta, l’ambiente in cui viviamo, da una parte, e il valore della fratellanza tra le persone, dall’altra.
Negli ultimi due anni, anche in piena pandemia, abbiamo tenuto fede all’impegno che ogni prima domenica di agosto porta qui in segno di devozione le genti venete a celebrare la propria fede verso la Madonnina del Grappa.
Una tradizione nata nel 1901 per volontà di Papa Pio X e che da allora nemmeno le due guerre mondiali sono riuscite a arrestare.
Nel corso dei decenni la cerimonia di Cima Grappa ha acquisito via via significati sempre più ampi legati alla memoria, legati alla speranza, legati alla pace.
Lo scorso anno, celebrando i 120 anni della cerimonia di Cima Grappa, mai avremmo pensato di essere qui oggi a vivere in un luogo simbolo di pace un momento in cui la guerra è alle porte d’Europa, della nostra Europa: in Ucraina.
E allora questo luogo dove riposano 23.000 corpi di soldati italiani e di militi dei Paesi che nel primo Novecento costituivano l’impero austro-ungarico ci deve ricordare di ritrovare nell’orrore della guerra le energie necessarie per costruire insieme la pace.
Oggi non si può parlare di pace senza parlare di lotta ai cambiamenti climatici e non si può parlare di pace senza parlare di bellezza, la bellezza dei luoghi, la bellezza delle relazioni tra le persone, la bellezza dell’impegno per preservare quel che abbiamo trovato per consegnarlo, se possibile migliorato, alle future generazioni.
Da Cima Grappa (i cui massi sono stati portati come ancoraggio di tradizione e di speranza in tutto il mondo, dall’italia all’Australia, al continente americano), si leva un appello universale ai potenti della Terra per sconfiggere insieme i grandi nemici del nostro tempo: a partire dalle ingiurie contro il nostro pianeta, origine dei cambiamenti climatici che portano con sé disastri ambientali, migrazioni globali, guerre, carestie, vecchie e nuove malattie.
Da prima linea in difesa dei valori di libertà e identità nelle due guerre, il Monte Grappa vuole essere oggi la trincea contro le violenze degli uomini verso il Creato.
L’Unesco nasce nel 1946 sulle rovine fumanti lasciate dalla seconda guerra mondiale, riconoscendo quanto il valore della cultura, della scienza e dell’innovazione potesse essere il volano per ricostruire case, strade, città ma soprattutto comunità.
Parliamo oggi con lo stesso spirito con cui è nato l’Unesco al cuore degli uomini e delle donne per costruire insieme il mondo di cui il mondo ha bisogno.
Cima Grappa, 7 agosto 2022