PR & Influencer

“IO, NOBEL PER LA FISICA OSSESSIONATO DALL’ARRAMPICATA”. INTERVISTA A MIKE KOSTERLITZ

Mike Kosterlitz è uno scozzese dagli occhi di pietra, che si definisce “ossessivo”. Perché quando inizia a percorrere una via, non smette mai di salire fino alla vetta più pura e perfetta. Il mondo della scienza lo conosce per il premio nobel per la Fisica nel 2016, ottenuto coi colleghi britannici Thouless e Haldane. Gli amanti del climbing invece lo adorano per le vie che ha aperto, in particolare quella su una fessura di sette metri su una roccia nella Valle dell’Orco che divenne emblema dell’arrampicata ad incastro e fece nascere il “bouldering”.

Oggi ha 74 anni, da oltre trenta non può più arrampicare per problemi di salute. Nel week end è stato presente al Rock Master di Arco come Climbing Ambassador. Il suo unico desiderio? Non hotel di lusso, non interviste, non premi. Solo avere il tempo di osservare le finali della tappa della coppa del mondo. Gli parliamo dopo una gara, sale le scale indicando la palestra di roccia. “Hai visto cosa riescono a fare? Sono cose che fatico quasi ad immaginare”.

Il mondo della scalata deve essere molto cambiato dagli anni Sessanta e Settanta, vero?

“Sono davvero molto impressionato, quando vedo certe persone compiere passaggi di questo tipo mi emoziono. Non so se ai miei tempi sarei riuscito a fare cose simili”.

Le mancano, quegli anni?

“Diciamo che la vita è molto differente. Alcuni amici sono morti, altri sono qui. A volte penso anche quando ero al college, cambiano le cose. Certo è che per scalare adesso è cambiato l’approccio e ci sono molte nuove opportunità”.

Ci racconti un paio di aneddoti di quegli anni tra le Levanne e il Gran Paradiso, cosa accadeva?

“Appena vidi tutte quelle vie ancora da percorrere per me fu bellissimo. Gli italiani mi consideravano un alieno. Io avevo un metodo, imparato in Gran Bretagna, che qui non non era noto. Ma non tutto andava bene, ricordo una volta che scivolai sul ghiaccio per oltre un chilometro e rischiai di morire”.

In effetti, lei ad un certo punto ha dovuto scegliere. Era uno scalatore famoso e potenzialmente poteva diventare un professionista, ma si è messo a studiare Fisica. Come mai?

“E’ stata mia moglie, anzi no: la fidanzata, che per inciso avrei sposato in Italia qualche anno dopo. Ha preso un giornale, ha guardato gli annunci e ha detto: candidati qua, farai l’insegnante. In effetti fu la scelta giusta, dopo cinque anni credo non sarei più potuto essere un professionista e così sono diventato professore di Fisica alla Brown University. Così la Fisica è diventata il lavoro e la scalata la passione dei fine settimana”.

Ma cosa unisce queste due realtà cosi diverse? Forse l’amore per la materia?

“Io sono una persona ossessiva, adoro la Fisica e la scalata. Amo in queste due discipline la precisione e la ricerca. E poi mi rilassano perché devo rimanere sempre concentrato”.

E la moglie, adesso, cosa ne pensa a distanza di anni?

“Io ho chiarito da subito che il mio amore era per la montagna, poi veniva la fisica e poi veniva la famiglia. Lei lo ha capito, sapeva che se non lo avesse accettato sarei stato infelice”.

Ma che magia hanno le montagne che la attraggono così tanto?

“Forse quella sottile sensazione di pericolo. Sì, mi attrae il rischio calcolato. Scalare è una lotta contro sé stessi, e talvolta ho pure vinto”

Come giudica a questo punto la sua vita?

“Una serie occasionale di accidenti fortunati. Tutto è sempre andato bene, ho avuto una vita divertente. Non capisco come facciano certe persone a fare un lavoro che odiano. E guarda quella parete, guarda che passaggio. Prima ho visto fare una sequenza incredibile. Dai, scendiamo a guardarli. Sono atleti magnifici”.

 

Avatar
La scrittura è una malattia, che cura da vent’anni con tutto il giornalismo possibile: ha lavorato per due quotidiani, una televisione e mezza dozzina di riviste, guidato da direttore responsabile magazine e siti internet. Autore di un libro storico sul secondo dopoguerra e di un romanzo di narrativa, ama firmare reportage di viaggio ed è membro del Gruppo italiano stampa turistica. Si emoziona per un calice di Prosecco o per una alchimia di gusti nel piatto. Runner per passione, ha vissuto più maratone di quanto potesse sognare ma trova quiete solo correndo tra i monti e nelle note della moonlight sonata di Beethoven. Vive con Ketra, tre gatti e un cane zoppo. È il direttore di Storie di Eccellenza.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *