Ci sono molti modi per passare mezza giornata all’aperto, magari in famiglia o con gli amici. Di sicuro uno dei migliori è alle grotte di Oliero, lungo la Valsugana, a pochi chilometri da Bassano del Grappa.
IL COMPLESSO NATURALISTICO DELLE GROTTE DI OLIERO
Situate nella Valle del Brenta, a Valstagna, nel comune di Valbrenta, le sorgenti dell’Oliero sono tra le risorgive carsiche più grandi d’Europa e meta turistica di interesse nazionale. Le grotte attualmente aperte al pubblico sono quattro: dalle due più in basso scaturisce il fiume Oliero (Covol dei Veci e Covol dei Siori) mentre le due superiori (Covol dei Assasini e Covol dee Soree), antichi sbocchi delle medesime sorgenti, sono ora asciutte.
All’interno del parco un sentiero sale tortuosamente sino a raggiungere le prime due cavità asciutte, il Covol dei Assasini ed il Covol dee Soree, sovrastati da altissime pareti rocciose sulle quali si può ammirare un ricco campionario della flora rupestre, primo fra tutti in bellezza, il raponzolo di roccia. Si scende quindi a raggiungere la conca tra le due grotte principali, completamente circondata dalle freschissime acque sorgive ed immersa nel verde di piante secolari. Vicinissima, si apre l’imboccatura della grotta visitabile dai turisti, chiamata Covol dei Siori o Grotta Parolini, dal nome del famoso botanico Alberto Parolini, che la esplorò nel 1822 e la rese accessibile al pubblico dal 1832. È possibile visitare questa straordinaria grotta accedendovi in barca, accompagnati dalle guide naturalistico-ambientali di Ivan Team, che ve ne illustreranno le caratteristiche fino all’imbarcadero interno ed alla sala della colata, una gigantesca cascata di stalattiti alabastrine, alta ben quattordici metri, che si intrecciano in un bizzarro gioco di forme e colori. La temperatura dell’aria all’interno della grotta è di 12°C, quella dell’acqua quasi 9, e tali valori si mantengono costanti per tutto l’arco dell’anno. L’ultima grotta, visitabile solo dagli speleosub che si immergono spesso nelle sue acque cristalline, è il Covol dei Veci.
DESCRIZIONE GROTTE
COVOL DEI SIORI (o Grotta Parolini). Cavità carsica che ospita una delle due sorgenti del fiume Oliero. La si raggiunge con una passeggiata di pochi minuti nel parco e la si può visitare con una barca con guida ed al suo interno si possono osservare stalattiti e stalagmiti di dimensioni ragguardevoli. Una mezz’ora trascorsa nel cuore della montagna.
COVOL DEE SOREE. Prende il nome dalle due figlie di Alberto Parolini, antico proprietario del complesso. Come il Covol degli Assassini, rappresenta la vecchia via d’uscita dell’acqua dell’altipiano di Asiago. La cavità non è più attiva. E’ comodamente accessibile da una piccola deviazione dal sentiero principale.
COVOL DEI ASSASSINI. Si trova esattamente sopra l’imboccatura del Covolo dei Siori, Prende il nome dalla cattiva fama dei suoi occupanti medievali. Le evidenze archeologiche hanno riscontrato presenze umane già nella preistoria. Anche questa cavità rappresenta la vecchia via d’uscita dell’acqua dell’altipiano di Asiago.
COVOL DEI VECI. Seconda sorgente attiva del fiume Oliero. Sovrastata da una grande arcata di pietra la Grotta si sviluppa interamente in maniera sommersa.
La sorgente dell’Oliero ospita nelle sue acque un raro fossile vivente: il Proteo, un anfibio troglobio presente solo nelle cavità del Carso triestino e sloveno. Il Parolini ne portò qui alcuni esemplari per verificare se esso potesse ambientarsi e svilupparsi anche nella sua grotta: perso di vista, non se ne seppe più nulla fino ad un avvistamento di alcuni speleosub nel 1964, segno evidente che l’esperimento era pienamente riuscito.
Le Grotte di Oliero sono circondate da un incantevole parco naturale, dove si snoda il Sentiero Natura, un’area verde (non è presente un parco giochi attrezzato ma è uno spazio ampio in cui è possibile giocare liberamente tra bambini) ed un’area pic-nic, che danno la possibilità di trascorrere una piacevole giornata a contatto con la natura. Nella stessa struttura sono presenti inoltre il Museo di Speleologia e Carsismo A. Parolini e il Museo delle Cartiere.
I MUSEI delle Grotte di Oliero e nei dintorni.
MUSEO DI SPELEOLOGIA E CARSISMO ALBERTO PAROLINI
Il Museo ha sede in una parte dei locali restaurati della ex Cartiera Burgo, all’ingresso del Parco delle Grotte di Oliero ed è visitabile con lo stesso biglietto dell’ingresso alle Grotte.
Il Museo di Speleologia e Carsismo “Alberto Parolini” è nato nel 1994 per volere della Federazione Speleologica Veneta e del Comune di Valstagna, con il desiderio di rendere il vasto pubblico, che ogni anno visita le vicine grotte di Oliero, più sensibile ai problemi della tutela delle risorse idriche sotterranee e all’importanza delle ricerche compiute dagli speleologi, che sono in grado di fornire preziosi dati di tipo naturalistico e ambientale.
Ma il museo sorge anche con l’intenzione di farne un punto di riferimento per gli speleologi veneti: un luogo in cui far confluire le conoscenze acquisite in anni di studio e di esplorazioni, e da cui, nello stesso tempo, trarre nuovi stimoli per proseguire nelle ricerche. Il museo è nato con finalità prettamente didattico – comunicative, come attestano gli allestimenti realizzati al suo interno: un plastico interattivo, diorami, acquari e pannelli si integrano per fornire al visitatore un quadro quanto più possibile completo del mondo carsico, della speleologia e delle Grotte di Oliero. Un museo del genere non può essere un museo – archivio, ma si presta a continui aggiornamenti, man mano che le progressioni in grotta offrono l’opportunità di avere nuovi rilievi e nuove informazioni sull’ambiente carsico. I nuovi allestimenti contribuiscono, tra l’altro, a rendere sempre più efficace e stimolante la comunicazione con il pubblico, costituito in gran parte da scolaresche.
All’interno del museo si trovano:
Gli acquari e l’anfibiario
Le zone umide del nostro territorio, anfibi e pesci nel loro ambiente naturale. Percorso immersivo nel mondo delle acque lentiche e lotiche alla scoperta delle specie che popolano le zone umide. Imparare a riconoscerle, contestualizzarle, rispettarle. Individuare le loro abitudini biologiche e sociali attraverso acquari fluviali e anfibiari di grandi dimensioni progettati per la didattica. La presenza di un raro e caratteristico anfibio urodelo, l’axolotl, arricchisce le conoscenze di questi ambienti magici.
MUSEO DELLE CARTIERE
Il Museo ha sede in una parte dei locali restaurati della ex Cartiera Burgo, all’ingresso del Parco delle Grotte di Oliero ed è visitabile con lo stesso biglietto dell’ingresso alle Grotte.
Presso le Grotte di Oliero, potrete conoscere l’invenzione che ha permesso all’uomo di allearsi con la forza del fiume per ottenere la produzione della carta. Un viaggio alla scoperta delle antiche cartiere fino all’evento dell’industria e dell’informatica.
APPROFONDIMENTO PER GLI APPASSIONATI DI SUB:
La grotta Covol dei Veci
La grotta si apre alla base di un paretone di roccia verticale alto una settantina di metri. Si inizia con un grande covolo la cui volta imponente si innalza per una ventina di metri, sul soffitto del covolo sono presenti dei camini ciechi che risalgono per pochi metri. Il soffitto è decorato da edere che pendono fino a sfiorare il pelo dell’acqua. Sulla destra, percorrendo con molta prudenza una stretta cengia, ci si può inoltrare per qualche metro all’interno del covolo senza bagnarsi e vederne l’interno, mentre ciò riesce più facile e meno rischioso stando sulla sinistra del covolo, dopo aver attraversato il corso dell’Oliero sul ponticello della diga e dopo aver percorso un tratto del parco. La base di questo maestoso cavernone è invasa dall’acqua che forma un bellissimo laghetto coperto, l’acqua può presentarsi ferma, in periodi di secca, o tracimante dai sassi che coronano il laghetto quando la grotta è in attività. Il fondo del laghetto è inizialmente profondo circa 3 m. ed è completamente cosparso di grossi massi di crollo, provenienti da una imponente frana che, proveniente dalla Valleranetta, nel 1936 ha invaso sia il bacino dell’Oliero che il Covol dei Veci, modificando l’aspetto di entrambi. Immergendosi si scende lungo un primo conoide di ghiaia mista a sabbia più fine e facile ad intorbidire l’acqua al passaggio, a -9 m. la poca luce naturale che riesce a fendere la prima parte del laghetto, scompare e davanti la grotta si immerge in profondità verso il buio. Proseguendo si passa attraverso un passaggio verticale delimitato sia a destra che a sinistra da roccia viva, qui si possono osservare strane forme di erosione chimica che si presentano come piccole scalfitture. Questo passaggio è il punto più stretto della grotta, pur essendo largo circa 3 metri. Superato questo passaggio, a -32 m. di profondità la condotta si espande divenendo larga circa 20 metri ed alta 12. La prima cosa che si nota è un grosso masso di conglomerato, proveniente dalla frana esterna. È questa la zona dove è più facile avvistare il Proteo, nel corso di alcune immersioni fortunate ne sono stati avvistati contemporaneamente tre esemplari. A questo punto comincia anche il grande conoide di ghiaia. Si tratta quasi sempre di ghiaia fine, con pezzettatura di circa 1-2 centimetri, sulla destra della condotta la ghiaia è abbastanza lavata, anche se pinneggiando si sollevano facilmente delle sospensioni. Sulla sinistra invece, dove la corrente è evidentemente meno forte, si trovano fanghi e numerosi resti, anche voluminosi, di vegetali precipitati all’interno della cavità con la frana del ’36. Proseguendo in profondità, sempre lungo il conoide di ghiaia, si arriva a -40 m. , dove si trova un ferro ad “U”, immerso nella ghiaia, è il cosiddetto “ancorotto”, anche in questo caso si tratta di materiale pervenuto con la frana. L’ancorotto costituisce sempre un riferimento per i sommozzatori e una tappa di controllo delle attrezzature e dell’immersione oltre che un comodo punto di fissaggio per le sagole. Il conoide di ghiaia prosegue fino a -50 m., dove al finire della ghiaia compaiono enormi massi arrotondati che formano il fondo della condotta fino alla profondità di -55 m., punto più profondo della prima parte della cavità e che solitamente costituisce il limite delle immersioni sportive. Anche in questo punto si può, con un po’ di fortuna, avvistare il Proteo o anche un altro insolito frequentatore di queste zone che è il marsone che ha il coraggio di spingersi così in profondità e all’interno. Non è raro trovare anche qualche trota e per un certo periodo è emersa la preoccupazione che le trote potessero rappresentare un pericolo per la sopravvivenza del Proteo, gli avvistamenti successivi hanno dimostrato che si trattava di una preoccupazione infondata. La galleria prosegue, sempre con dimensioni colossali verso l’interno della montagna serpeggiando e mantenendo grossomodo la direzione sud-ovest. Il massimo di profondità lo raggiunge a circa 600 metri dall’ingresso fino al limite di -59/-60 mt., poi prosegue sempre in salita fino a riemergere dopo 2400 metri. Secondo le descrizioni che ne ha fatto Olivier Isler la grotta prosegue all’asciutto lungo una condotta rotonda.