Il Presidente Leopoldo Destro: «Molto preoccupati per i rialzi dei tassi BCE. Interessi al 4% rischiano di bloccare la crescita. Essenziale spingere gli investimenti. La vera sfida: Industria 4.0 e il taglio del cuneo oltre il Pnrr. Allungare la durata dei prestiti». Il Vicepresidente Pancolini: «La maggiore percezione del rischio di credito
è campanello d’allarme. Più collaborazione banca-impresa per scongiurare una stretta creditizia»
(Padova-Treviso-Venezia-Rovigo – 04.08.2023) – Non solo i rialzi dei tassi BCE più rapidi di sempre. Il progressivo inasprirsi delle condizioni di offerta sui prestiti alle imprese (spread, costi, garanzie), accelera la corsa del costo del credito e contrae la richiesta. Il 79,1% delle aziende del Veneto Est ha registrato un costo del credito in continuo aumento nel primo semestre 2023, che si aggiunge a tassi più che triplicati in un anno (4,86% in media a giugno, 1,44% a giugno 2022), con conseguente riduzione della domanda frenata dal costo eccessivo ed erosione dei margini aziendali. In particolare, metà delle imprese (49,4%) rileva un aumento degli spread applicati sui prestiti (diffuso e marcato per il 27,9%), con un’incidenza maggiore tra le medie e grandi imprese (57,7%). Un warning che riflette una più elevata percezione del rischio di credito e minore tolleranza verso di esso da parte delle banche, connessa alla forte incertezza del quadro macroeconomico. Commissioni e spese in aumento per il 61,0% delle imprese, completano l’irrigidimento delle condizioni generali di finanziamento, a breve e lungo termine. Una stretta che trova conferma nei dati sui prestiti: a fine maggio 2023 lo stock del credito alle imprese in Veneto è diminuito su base annua di 3.712 milioni di euro (-5,0%), in modo più marcato per le piccole imprese (con meno di 20 addetti, -9,4% annuo). L’inflazione ancora alta e i tassi in rialzo frenano la spesa per investimenti per quattro aziende su dieci. Al momento, la quota maggioritaria (61,9%) conferma i piani di investimento (sviluppo, efficienza, innovazione), attingendo in modo prevalente alla liquidità propria per non richiedere nuovi finanziamenti a costi più alti. Il 52,3% non ne ha richiesti nei primi sei mesi del 2023, a causa di costi elevati (75%), garanzie onerose (23%). Il 73,2% non ha richiesto finanziamenti a medio lungo termine. Una quota significativa di imprese non ha ottenuto credito o per meno della metà (14,2%).
Sono i principali risultati dell’Osservatorio Tassi e Monitor del Credito, la doppia indagine realizzata da Confindustria Veneto Est, attraverso una survey condotta nel mese di giugno 2023 su un campione di 250 imprese manifatturiere associate delle province di Padova Treviso Venezia e Rovigo. Un focus sul costo del denaro e sui fabbisogni finanziari delle imprese, che conferma la trasmissione della stretta monetaria, tramite il canale del credito bancario, all’economia reale e i rischi al ribasso per la crescita e gli investimenti.
«Siamo molto preoccupati dell’andamento dei tassi d’interesse, soprattutto alla luce del nuovo aumento deciso dalla BCE e della “porta aperta ad altre mosse” a settembre – dichiara Leopoldo Destro, Presidente di Confindustria Veneto Est –. Il credito è divenuto repentinamente molto più caro. A giugno il costo del denaro è arrivato al 4% e sta spiazzando la domanda delle imprese, come emerge chiaramente anche dal nostro Osservatorio. La questione è seria. Si tratta forse della principale preoccupazione delle imprese in questo momento. L’aumento dei tassi rende più tesa la loro situazione finanziaria, in un momento in cui escono già fortemente impattate dalla crisi pandemica e dal caro energia. L’effetto è che viene a mancare un sostegno a produzione e investimenti, che è invece essenziale per affrontare la doppia transizione, ecologica e digitale in atto. È altresì importante alleviare le possibili tensioni attraverso operazioni di rinegoziazione e allungamento dei prestiti. In questo quadro il ruolo delle banche sarà determinante nel dare sollievo a imprese e famiglie e scongiurare la spinta restrittiva su investimenti e consumi e quindi sulla crescita. Così come sarà cruciale l’azione del Governo, al quale chiediamo di intervenire al più presto per confermare e potenziare il piano Transizione 4.0 con crediti d’imposta per chi investe, potenziare in via strutturale la riduzione del cuneo fiscale a beneficio di salari e imprese, stabilizzare le misure anti-crisi del Fondo di Garanzia per dare certezze alle Pmi. La grande sfida sarà la prossima Legge di Bilancio per un piano di spinta agli investimenti oltre il Pnrr e riuscire a invertire la rotta di rallentamento già in autunno».
«Più che in altre stagioni, parlare di crescita, lavoro, investimenti significa ormai parlare di tassi di interesse, di inflazione – commenta Filippo Pancolini, Vicepresidente Confindustria Veneto Est per il Credito, la Finanza e il Fisco –. Per tale ragione Confindustria Veneto Est è impegnata in nuove attività a supporto delle aziende volte a promuovere il rafforzamento patrimoniale e la diversificazione delle fonti finanziarie. Ultima in ordine di tempo è l’Osservatorio Tassi e il Monitor del Credito che in un momento di forte stretta monetaria per le decisioni di BCE e FED, ci offrono un quadro aggiornato della situazione creditizia delle nostre imprese e serviranno ad orientare le prossime iniziative di confronto istituzionale con le banche. L’attuale scenario di credito più caro e maggiore percezione del rischio deve costituire un campanello d’allarme. E in questo quadro la collaborazione banca-impresa diventa un tassello fondamentale per portare avanti soluzioni comuni e scongiurare una stretta creditizia nei prossimi mesi che sarebbe dannosa per tutti».