Nel comune di Valdobbiadene il vigneto è completamente disetaneo, vale a dire che all’interno
dello stesso appezzamento si trovano viti di tutte le età, poiché quando muore una vite subito se
ne pianta un’altra. In molti vigneti si trovano numerose viti di 30, 40 anni e più. Ma talvolta ci si
imbatte in soggetti davvero vecchi. Nel mantenimento di questi esemplari molto dipende
dall’indole della famiglia, della persona, e naturalmente dal fatto che queste venerabili piante
producano ancora qualcosa. Talvolta capita di trovare qualche decina di viti vecchie vicine
nella stessa area, che si tengono compagnia.
La Ruggeri collabora da sempre con circa un centinaio di conferitori di uve sparsi tra le colline del comune di Valdobbiadene.
Camminando su e giù per queste colline in compagnia degli agricoltori, nelle diverse stagioni,
rimanevo sempre colpito, impressionato, incuriosito e quasi intimorito, dalle viti più vecchie. Qualche volta imponenti, col fusto enorme, altre ridotte ad una lamina che comunque riesce a nutrire il frutto, talvolta spaccate in due, forse per un antico tentativo di curare il “mal dell’esca” come facevano i vecchi, che dopo aver aperto la pianta mettevano un sasso per tenere separati i due
lembi del fusto.
A volte ancora ritte e ben conformate, spesso contorte e dolorose. Comunque, sempre sorge
spontaneo un intimo senso di rispetto per queste piante. A volte il fusto si allunga quasi
strisciando per terra prima di trovare il suo palo. Chissà magari durante la guerra, lontani gli
uomini, qualche mano inesperta l’ha lasciata “scappar via” un po’ troppo. Incuriosito, sempre
chiedevo al proprietario se conoscesse l’età della vite. Qualcuno non sapeva ma il più delle volte,
quando il fondo era proprietà della stessa famiglia da generazioni, ottenevo notizie precise,
perché uomini che adesso hanno tra i 50 e gli 80 anni, ricordano perfettamente di averle sempre
viste e che anche il padre o il nonno le ha sempre viste, che il vigneto fu piantato nel ’18, o ’19, o
nel ’25 e così via.
Dunque, sono viti che hanno effettivamente un’età che va dagli 80 anni in su. Del resto a volte
basta guardarle, sono dei veri e propri monumenti vegetali, esprimono forza, autorevolezza. Ma
non è sempre così. A volte hanno un aspetto e un diametro abbastanza normali. E allora solo il
tipo di portainnesto, il Rupestris Du Lot, e la testimonianza dell’agricoltore possono dirci
qualcosa di più.
Io sempre guardavo queste viti e sempre pensavo che mi sarebbe piaciuto farne del vino per
trarne uno spumante che fosse omaggio al territorio e al lavoro di tutte le donne e gli uomini che
nel corso dei secoli hanno modellato i ripidi fianchi delle nostre colline, strappando al bosco ogni
metro di terra. Un omaggio a tutto il territorio di Valdobbiadene.
Se è vero che bisogna far parlare la terra, far parlare il paesaggio, che ci dica storie ed emozioni
dei luoghi e degli uomini che li hanno abitati, allora chi meglio di loro potrebbe dirci tutto
questo? Loro che hanno visto tante cose, la pace e la guerra, e i figli succedere ai padri
nell’accudire i loro tralci.
Così infine mi sono deciso, coinvolgendo e “costringendo” una ventina di agricoltori amici, che
non avrebbero potuto dirmi di no e nella primavera del 2004 abbiamo scelto e segnato le viti, le abbiamo seguite passo passo e alleggerite quando necessario, anche se queste viti già per loro natura producono un’uva molto spargola, grappoli che in dialetto son detti “coronele”, poiché gli acini piccoli e distanziati somigliano la corona del rosario.
Siamo giunti infine alla vendemmia. Ogni agricoltore ha raccolto l’uva delle sue viti vecchie in
casse che poi noi siamo passati a raccogliere e la sera stessa naturalmente è stata effettuata la
pressatura.
Non abbiamo comunque inteso fare una operazione di “archeologia enologica” e dunque
abbiamo vinificato normalmente in bianco. Il vino è rimasto a riposare sulla sua feccia fine, i
lieviti rimasti in sospensione dopo il travaso, sino a fine maggio, quando è stato posto in
autoclave per la presa di spuma, che è avvenuta molto lentamente, con tutte le cure ed il tempo
necessari, e finalmente a metà ottobre il Vecchie Viti 2004 è stato messo in bottiglia.
Paolo Bisol
Ottobre 2005