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IL VIAGGIO DELLA LUCE di ENZO ANGIUONI

Enzo Angiuoni si è formato alla Scuola Napoletana degli Emilio Notte e Carmine Di Ruggiero. Soprattutto il Di Ruggiero noto per il suo Informale gestuale e materico. La materia era lavorata come fosse carne dentro ad un macello, piena di fibre sanguinolente, dai rossi accesi e manovrata con una gestualità potente di chi conosce il mestiere, in questo caso di pittore. Questi gli esempi giovanili agli occhi di Enzo Angiuoni. Ma la sua natura, luminosa e chiara dedita alla luce, all’abbaglio, appartiene ad un’altra stagione quella che ti fa stringere le palpebre per apprezzare una pittura fatta di segni e macchie, come si richiedeva alla pittura impressionista, per unire in fusione l’immagine. Con le sue ultime opere, viste a Spilimbergo, l’ Angiuoni ha tralasciato la memoria della materia che raccoglie il gesto e il grumo per trovare la luminescenza del colore, della macchia , della trasparenza. In questo caso con il suo “gesto” l’Artista opera di fioretto talmente è leggero, libero, eppure nel contempo misurato, cosciente della propria maturità alla quale trasmette l’energia in maniera leggiadra del muoversi su una tela dai fondi vibranti, dai colori timbrici.

Questo suo ultimo è un viaggio verso la luce e in questo poetico inviarsi cieco, perché la luce abbaglia, Egli sa che in fondo al tunnel la luce brillerà dentro la sua pittura. La sua è un’astrazione purificata dal groviglio, “rastremata” della materia. Liberata dagli orpelli della storia dell’arte, dagli ismi, e che finalmente scorre libera come linfa nelle sue vene grazie alla maturità raggiunta nel grande mestiere del pittore.

Boris Brollo

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