Architetta, paesaggista, conservatrice, pianificatrice territoriale: le professioniste iscritte all’Ordine degli architetti PPCTV potranno utilizzare la nuova timbratura di genere nelle loro comunicazioni, così come negli atti ufficiali. A dare il via libera all’iniziativa il consiglio dell’Ordine degli Architetti PPCTV che, riunitosi il 25 novembre giornata contro la violenza di genere, ha deliberato all’unanimità di aderire all’iniziativa del Team RebelArchitette (www.rebelarchittette.com). Il collettivo creativo che comprende professionisti provenienti da tutto il mondo, alcuni dei quali italiani e trevigiani, da tempo si batte per abbattere le distinzioni di genere, a tutti i livelli. Treviso e la sua provincia con questa iniziativa seguono l’esempio delle grandi città tra cui Milano, Torino, Bergamo, Udine, Napoli, Lecce e Modena.
“A solo un giorno dalla comunicazione ufficiale inviata agli iscritti sono già diverse le richieste arrivate alla segreteria da parte di molte colleghe che intendono modificare il loro timbro con la nuova dicitura. – dichiara il Presidente dell’Ordine PPCTV Marco Pagani – È il segno che l’iniziativa, votata all’unanimità da tutti i componenti del consiglio sia uomini che donne, sta incontrando il desiderio da parte dei professionisti e delle professioniste del settore di vedere riconosciuta una distinzione che non è solo formale. Un percorso che passa anche attraverso l’uso corretto dei termini. Non è un caso se tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia inserito il tema dell’uso non discriminante del linguaggio come incentivo a un panorama professionale più eterogeneo e equo. Oggi purtroppo accade spesso che questo termine venga ancora utilizzato per sminuire il lavoro delle colleghe in alcuni cantieri e non solo. Un cambio culturale si impone: di qui la necessità di avviare alcune iniziative che, senza la pretesa di essere esaustive, hanno come obiettivo quello di spingere alla riflessione sul tema”.
“A questo proposito – gli fa eco Marta Baretti, consigliera e prima promotrice dell’iniziativa – è bene ricordare che l’uso della lingua italiana prevede la declinazione al femminile del termine architetto, così come indicato nei dizionari di italiano e come ribadito dall’Accademia della Crusca e dalle linee del Miur. La parola architetta è stata in passato oggetto di facili battute e scherno. Oggi questo atteggiamento, grazie anche all’avvento delle generazioni più giovani, sta lasciando il posto a un nuovo modo di esprimersi che riconosce il valore della declinazione femminile del termine. Ogni donna deve essere libera di usare la declinazione che più sente, sia essa maschile o femminile. Gli Arch Talk organizzati dall’ordine nel 2020 hanno visto una prevalenza femminile mostrando la grande qualità del lavoro, svolto principalmente all’estero, di alcune progettiste, anche italiane. in Italia si fa molta più fatica ad emergere, una difficoltà che certo non si risolve con l’introduzione del timbro al femminile che però contribuisce ad andare oltre gli stereotipi. Anche nei cantieri nella nostra città raramente si vedono firme femminili; negli studi ci sono molte architette che vi lavorano ma i titolari sono spesso uomini e questo denota la difficoltà che le donne hanno nell’ottenere lavori importanti, ma non nel svolgerli. La resistenza all’uso del genere grammaticale femminile affonda le radici su resistenze culturali basate su codici comportamentali e relazionali che non favoriscono le donne nella professione. La possibilità di usare il timbro architetta vuole essere un stimolo al cambiamento per le nuove generazioni”, chiude Baretti.