La Città di Acqui Terme (Alessandria) tiene una sua Biennale, la 15a Biennale Internazionale per l’Incisione 2022 rara e importante perché negli anni le Biennali di Calcografia sono andate sparendo con il calo dell’ apprezzamento della Grafica in generale. Causa: falsi e riproduzioni spropositate. Questa di Acqui dal 1993 ha trovato il sostegno del Rotary Club accanto a delle Autorità cittadine avvedute che non hanno fatto mancare il loro sostegno economico e grazie al dottor Giuseppe Avignolo, con l’appoggio del critico torinese Angelo Dragone, l’hanno resa dal 2003 Internazionale. Ciò è stato pure favorito dal gemellaggio con diversi premi internazionali, i quali hanno “fornito” dei partecipanti di qualità. Ciò ha permesso che la giuria composta da Mario Benedetti, Elisabetta Diamanti e dal pittore Alzek Mishef potesse assegnare i premi come segue: a Federico Tosi: il Primo premio con Presenze 11, a Corina Surdu con Nel mezzo II, il premio Acqui Giovani. Seguono 17 finalisti, quasi tutti stranieri meno 6, al ché significa che l’incisione gode di ottima salute all’estero, mentre da noi è in parte snobbata come arte di seconda categoria. Infine vengono segnalati tutti i partecipanti nel numero di 66 circa. Un ottimo catalogo raccoglie, dando ad ogni artista il giusto valore per riproducibilità e spazio. Insomma un’ottima pubblicazione questa che accompagna la 15a Biennale dell’incisione di Acqui. Dimostra anche la vivacità della Città che sceglie una via di mezzo dell’arte. Senza la pretesa di ripetere in sedicesimo quello che fanno le altre città con mostre trite e rigirate, con opere già viste, o scelte da magazzini, o, che hanno la pretesa di dimostrare “snodi” importanti dell’arte italiana, mentre sono solo mostre mangia soldi. La scelta di Acqui, come dice in catalogo Mario Benedetti, non è di gareggiare con altre esperienze più o meno importanti, bensì di cogliere la contraddizione tutta contemporanea della tecnica incisoria dentro una tecnologia virtuale che sta cambiando il mondo. E quindi una sfida di un mondo passato che ancora insegna al giovane il coordinamento fra mano e cervello, fra idea e risultato, come nella pratica artigianale che diverrà arte solo dopo l’aver trasformato la lastra in un’opera. La perdita della creatività passa per la “riproducibilità dell’opera d’arte” come scriveva Walter Benjamin. E la perdita dell’Aura ne è la conseguenza più eclatante. Ecco perché bisogna apprezzare questa Biennale dell’Incisione di Acqui e mantenerla viva, anzi di crearne delle altre, se possibile. I più giovani non sanno che città come Belgrado erano, una volta, conosciute per la loro maestria grafica e che gli studenti Jugoslavi provenienti da lì erano considerati i continuatori di quella Scuola Grafica. Quando nel Novecento l’incisione si svincolò dalla riproduzione dell’opera e divenne autonoma, essa cambiò e arricchì l’idea stessa dell’opera d’arte. Grandi maestri del Novecento usarono l’incisione come espressione della loro creatività, fra questi Giuseppe Santomaso dell’Accademia di Venezia. Ma è tutta un’altra storia di pagine gloriose che si dovrebbe scrivere per rendere merito a quest’arte nobile.
Il curatore Boris Brollo