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IL COMITATO CONTRO LA VENDITA DI VILLA EMO INCONTRA LA DIRIGENZA

Il Comitato “No Vend-Emo” aveva inviato ad inizio aprile una lettera al Consiglio di Amministrazione del Credito Trevigiano con la richiesta di avere copia di alcuni documenti riguardanti la vendita di villa Emo.

Il Comitato ha incontrato ieri, venerdì 19 aprile, il vertice della Banca di Credito cooperativo Trevigiano nella persona del suo Direttore Generale Claudio Giacon e del suo avvocato Fabio Longhi dopo che gli era stato negato il diritto di visionare i documenti richiesti in virtù di alcuni non specificati articoli del codice civile.

Il direttore generale ha attaccato duramente il Comitato ed in particolare la sua portavoce Fiorenza Morao in quanto non essendo socia non aveva alcun titolo per rivolgersi all’Unesco per chiedere informazioni riguardo ad un bene privato paventando una non ben specificata richiesta di risarcimento danni.

Il Comitato precisa di aver affidato la segreteria alla signora Fiorenza Morao,  in quanto persona fidata e di lunga esperienza, la quale pur non essendo direttamente socia presenta una lunga tradizione familiare di soci fra i quali spicca lo zio Riccardo Morao, direttore della cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago per oltre 30 anni.

Precisiamo che il complesso monumentale di Villa Emo seppur di proprietà della BCC è un bene vincolato da decreto del Ministero dei Beni Culturali ed è riconosciuto quale patrimonio dell’UNESCO, questo dà diritto a chiunque di chiedere agli Enti preposti alla tutela del bene di vigilare sulle attività avviate dalla proprietà sul bene stesso, compresa l’eventuale alienazione a pezzi, senza che per questo la proprietà debba risentirsi.

In particolare i soci della Banca hanno il diritto dovere di vigilare sull’operato del CdA, così come previsto dal Codice Etico.

La banca inoltre non deve preoccuparsi del grado di preparazione sul Palladio e sulle sue opere dei soci, clienti o cittadini che hanno deciso di supportare l’attività di corretta informazione e vigilanza avviata dal Comitato.

Il Comitato precisa di aver chiesto chiarimenti riguardo la trattativa in corso nel solo interesse dei soci e senza alcuna intenzione di ledere al buon nome della Banca. Spiace riscontare il tono intimidatorio con il quale il Comitato costituito da soci, è stato accolto.

Se la BCC è così tranquilla nella correttezza del suo operato come mai si allarma tanto?

Detto questo rileviamo che la preannunciata assemblea di soci del 7 maggio abbia il solo obiettivo di mettere in minoranza i soci contrari e di avallare l’operato del CdA. Per quanto il bene “non abbia le ruote” appare evidente che con questa operazione, il Credito Cooperativo sta progressivamente perdendo il legame territoriale con i propri soci per rispondere ad altre logiche di mercato.”

 

 

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