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Crazy for Football, quando il calcio è riabilitazione

Tutti matti per il calcio, ma non solo. Anche per il lavoro, per l’arte e per tutte le attività che aiutano a reintegrare, riabilitare, riconsegnare autonomia e dignità, abbattendo lo stigma che da sempre pesa sulla malattia mentale.

Ieri sera, alla libreria Lovat di Villorba, la cooperativa Sol.Co. ha promosso la presentazione di “Crazy for Football”, libro realizzato a quattro mani dallo scrittore e sceneggiatore Francesco Trento (in foto con i ragazzi della cooperativa) e Volfango De Biasi, pluripremiato regista, che racconta la storia della Nazionale italiana di calcetto composta da pazienti psichiatrici. I due autori hanno realizzato anche il docu-film che ruota intorno alle selezioni della squadra e al campionato mondiale di calcio a 5 giocato in Giappone. Il film ha vinto il David di Donatello 2017 come miglior documentario ed è stato segnalato ai Nastri d’Argento.

 “Siamo molto contenti di aver ospitato Francesco e aver potuto raccontare questa avventura che definirei “pazzesca”, un po’ come noidichiara Luciana Cremonese Presidente della cooperativa Sol.Co. –è una storia di dignità, di riscatto sociale, di amicizia, a tratti esilarante a tratti commovente, che racconta di quanto si possa fare se si mette la persona al centro, se si considera il disagio psichico come una malattia dalla quale si può guarire, non una condizione permanente”

A qualcuno piace l’idea che i pazienti siano pazienti di professione, cioè che siano pazienti psichiatrici al cento per cento del loro tempoha raccontato Francesco Trento – Noi invece li vogliamo dilettanti. Vogliamo pazienti psichiatrici amatoriali, che passino un po’ di tempo ad essere malati e il resto del tempo ad essere sani”

“In questa storia è lo sport a dare una seconda possibilità a questi ragazzi, per noi è il lavoro, un lavoro che crea autonomia, economica e relazionale, che permette nuove relazioni, un ritorno alla società dalla quale i nostri ragazzi spesso si erano isolati. Lavoro, sport, ma anche le forme d’arte come il teatro, la scrittura, sono strumenti per sconfiggere il pregiudizio, lo stigma  e per ritrovare la propria identità”conclude Luciana Cremonese.

Significativa anche la presenza del dott. Angelo Brega, medico psichiatra dell’unità operativa nord del CSM di Oderzo, che ha presentato i progetti di “sport e salute mentale” attivi a Treviso, come i “Buldozer” la squadra di calcio a 5 composta dagli utenti del centro diurno “Il Porto” di Oderzo e le “Zebre Gialle” squadra di Touch Rugby nata lo scorso anno.
Presente anche Guido di Guida, vice Presidente del Coni Veneto, che ha ricordato i valori dello sport, da sempre inclusivo e valorizzante delle diversità.

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La scrittura è una malattia, che cura da vent’anni con tutto il giornalismo possibile: ha lavorato per due quotidiani, una televisione e mezza dozzina di riviste, guidato da direttore responsabile magazine e siti internet. Autore di un libro storico sul secondo dopoguerra e di un romanzo di narrativa, ama firmare reportage di viaggio ed è membro del Gruppo italiano stampa turistica. Si emoziona per un calice di Prosecco o per una alchimia di gusti nel piatto. Runner per passione, ha vissuto più maratone di quanto potesse sognare ma trova quiete solo correndo tra i monti e nelle note della moonlight sonata di Beethoven. Vive con Ketra, tre gatti e un cane zoppo. È il direttore di Storie di Eccellenza.

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