Quando la Fede Calcistica Incontra il Lutto: L’Omaggio dell’Inter al Papa che Amava il San Lorenzo
Lo stadio San Siro, tempio del calcio milanese, si è ammantato di un silenzio solenne. Non il silenzio assordante che precede un gol decisivo, ma quello carico di rispetto e commozione per la scomparsa di una figura universale: il Santo Padre. Sui maxi-schermi, le immagini del Pontefice si alternavano a simboli nerazzurri, un tributo sentito da parte della società Interista al leader spirituale della Chiesa Cattolica. Un gesto di indubbia deferenza, che però, a ben vedere, solleva interrogativi e riflessioni profonde sul delicato intreccio tra fede, calcio e identità.
Perché, al di là dell’omaggio istituzionale, c’è un dettaglio che non può essere ignorato: la passione calcistica del Papa. Un amore viscerale, radicato nella sua terra natia, l’Argentina, e incarnato nei colori del San Lorenzo de Almagro, club storico di Buenos Aires. Una fede calcistica che lo accompagnò per tutta la vita, anche quando il suo ruolo lo elevò al di sopra delle passioni terrene.
Un Papa “Cuervo” nel Cuore
Jorge Mario Bergoglio, prima di diventare Papa Francesco, era un “Cuervo” nel cuore, soprannome affettuoso dato ai tifosi del San Lorenzo. Un amore nato nelle strade del quartiere di Boedo, dove il club fu fondato, e cresciuto di pari passo con la sua vocazione sacerdotale. Anche da cardinale, non mancava di informarsi sui risultati della sua squadra del cuore, di gioire per le vittorie e di soffrire per le sconfitte. Un legame indissolubile, che rappresentava un pezzo importante della sua identità.
Immaginiamo allora la scena: il Papa, dall’alto dei cieli (metaforicamente parlando), che osserva l’omaggio che l’Inter gli rende a San Siro. La sua foto, proiettata sui maxi-schermi, accanto al logo nerazzurro. Un gesto di affetto, certo, ma che inevitabilmente stride con la sua passione calcistica. È come se a un tifoso sfegatato del Milan venisse tributato un omaggio con i colori dell’Inter: un cortocircuito emotivo, un’incongruenza che, pur nella buona fede, non può passare inosservata.
Il Calcio come Religione Laica
Il calcio, si sa, è una religione laica, capace di suscitare passioni intense e di creare un senso di appartenenza profondo. Per molti, la squadra del cuore rappresenta un’identità, un legame con le proprie radici e con la propria comunità. E questa identità, spesso, è esclusiva: si è tifosi di una squadra e, di conseguenza, “anti-tifosi” di un’altra.
Il Papa, pur essendo una figura universale, non era immune a questa dinamica. Il suo amore per il San Lorenzo era parte integrante della sua personalità, un elemento che lo rendeva umano e vicino alla gente. Un omaggio che ignorasse questa sua passione, pur con le migliori intenzioni, rischia di apparire incompleto, se non addirittura fuori luogo.
Oltre il Gesto: Riflessioni sul Significato
L’episodio, al di là della sua specificità, offre spunti di riflessione più ampi sul rapporto tra sport, religione e società. Il calcio, con la sua popolarità planetaria, è spesso utilizzato come veicolo per trasmettere messaggi di vario genere, dai valori positivi dello sport alla celebrazione di eventi storici e sociali. Ma è fondamentale farlo con sensibilità e rispetto, tenendo conto delle specificità culturali e delle identità individuali.
Nel caso del Papa, la sua fede calcistica era un elemento distintivo della sua personalità, un tratto umano che lo avvicinava al popolo. Ignorarlo, anche in un momento di lutto e di omaggio, significa perdere un’occasione per raccontare la sua storia in modo completo e autentico.
Un’Opportunità Mancata?
Forse, un omaggio più appropriato sarebbe stato ricordare la figura del Papa attraverso i valori universali che lo hanno contraddistinto: la pace, la fratellanza, la solidarietà. Valori che lo sport, nel suo significato più nobile, dovrebbe incarnare. Oppure, si sarebbe potuto trovare un modo per celebraare la sua passione per il San Lorenzo, magari con un messaggio di cordoglio da parte del club argentino, o con un ricordo della sua figura nei campi di calcio di Buenos Aires.
L’Inter, con il suo gesto, ha voluto esprimere la propria vicinanza e il proprio cordoglio. Un’intenzione lodevole, che però, a mio avviso, è stata offuscata da una mancanza di sensibilità verso un aspetto importante della vita del Papa. Un’occasione mancata per raccontare la sua storia in modo più completo e rispettoso.
La Lezione da Imparare
Da questo episodio, possiamo trarre una lezione importante: anche nei momenti di lutto e di celebrazione, è fondamentale non perdere di vista l’umanità delle persone, le loro passioni, le loro identità. Lo sport, come la religione, è un linguaggio universale, ma è importante utilizzarlo con consapevolezza e rispetto, evitando di sovrapporre simboli e significati in modo inappropriato.
Il Papa, ovunque sia ora, continuerà a tifare per il suo San Lorenzo. E forse, da lassù, avrà sorriso di fronte all’omaggio dell’Inter, perdonando la piccola gaffe e ricordandoci che, in fondo, siamo tutti accomunati dalla stessa passione: l’amore per il calcio, un amore che, come la fede, può unire e dividere, far gioire e far soffrire, ma che, in ogni caso, fa parte integrante della nostra umanità.