Il Parco Giardino Sigurtà festeggia nel 2018 il quarantesimo anno di apertura al pubblico: era il 19 marzo 1978, una soleggiata domenica, quando si aprivano per la prima volta ai visitatori i cancelli di questo favoloso angolo di verde. Tuttavia conoscere le origini del Parco (che risalgono al 1407) e scoprire i suoi punti di interesse permettono di comprendere perché il Dottor Carlo Sigurtà abbia voluto, anni fa, aprire al pubblico i battenti del Parco e come, con il prezioso aiuto del nipote Enzo, lo abbia trasformato in una delle mete turistiche più visitate al mondo.
Oggi i nipoti di Carlo, figli di Enzo, Giuseppe e Magda proseguono con passione e dedizione il lavoro svolto con l’obiettivo di far conoscere a tutti, soprattutto alle giovani generazioni, il patrimonio naturalistico e culturale del Parco Giardino Sigurtà.
ECHI DEL PASSATO
Il Marchese Antonio Maffei fu l’artefice della realizzazione del Castelletto e dell’Eremo alla fine del 1700.
Originariamente chiamato Castelletto di Nina, il Castelletto è uno dei monumenti storici più importanti del Parco Giardino Sigurtà. Nel passato era utilizzato come Sala d’Armi, oggi, tuttavia, vi sono conservate le memorie letterarie (come la raccolta della rivista Lo Smeraldo a cui ha collaborato anche Eugenio Montale) e scientifiche della famiglia Sigurtà. Interessante ricordare che numerosi scienziati e premi Nobel sono stati spesso ospiti nei decenni scorsi al Giardino, come testimonia la targa affissa all’esterno dell’ edificio: Gerhard Domagk (Premio Nobel nel 1939 e scopritore dei sulfamidici), Alexander Fleming (Premio Nobel nel 1945 e scopritore della penicillina), Selman A. Waksman (Premio Nobel nel 1952 e scopritore della streptomicina), Konrad Lorenz (Premio Nobel nel 1973 e padre dell’etologia) e Albert B. Sabin (scopritore del vaccino orale contro la poliomielite).
Alla sommità del Grande Tappeto Erboso si scorge un tempietto in stile neogotico, l’Eremo, il cui nome antico era l’Eremo di Laura. Questa costruzione si mostra con una facciata ornata da una bifora (finestra con due aperture separate da una colonnetta), una rientranza che ospita una statua raffigurante la Madonna ed è impreziosito da una scalinata discendente verso i Quattro Laghetti dell’Eremo, dove nel periodo estivo fioriscono variopinte ninfee.
Tra gli angoli storici del Giardino Sigurtà genera stupore e curiosità il monumento in bronzo dedicato a Carlo Sigurtà (n. 1898 – m. 1983), colui che nel 1941 acquistò il Parco. L’opera, frutto della maestria dello scultore Dante Carpigiani, è alta quasi 4 metri e sovrasta l’immensa distesa del Grande Tappeto Erboso: la scultura è così visibile da differenti punti del Parco. L’artista ha colto il Dottor Sigurtà nel suo tipico portamento: la figura nobile, lo sguardo sereno e la mano destra che regge il bastone di durissimo bosso, come a voler accogliere i visitatori che passeggiano su questo incantevole tappeto verde.
Durante la Seconda Guerra di Indipendenza, nel 1859, i due imperatori Francesco Giuseppe I d’Austria e Napoleone III di Francia dalla collina che tuttora sovrasta il Grande Tappeto Erboso osservarono il campo di battaglia degli scontri di San Martino della Battaglia e di Solferino, che causarono 40.000 vittime tra morti e feriti. Questa altura è stata così battezzata Poggio degli Imperatori, poiché ha accolto il passaggio di questi illustri personaggi, seppur in tristi circostanze.
Tra il monumento e il poggio sorge la Meridiana Orizzontale Giulietta e Romeo. È un orologio solare fortemente voluto da Magda e Giuseppe Sigurtà che l’hanno dedicata a Galileo Galilei. Ideata nel 1990, è stata realizzata dall’ingegnere Dante Tognin, nel rispetto del suo “nume tutelare”, il conte Carlo Sigurtà. Sottoposta a verifiche sperimentali che si sono svolte per tre anni e ad un collaudo finale da parte dell’Osservatorio Astronomico di Asiago, la meridiana è stata inaugurata nel 1992.
ARCHITETTURA VERDE
Grazie ad un lavoro durato sei anni, nell’estate 2011 è stato inaugurato il Labirinto, una delle tappe più apprezzate da grandi e piccoli. Nato da un progetto del conte Giuseppe Sigurtà in collaborazione con Adrian Fisher, uno dei più conosciuti maze designer di fama internazionale, questa opera “verde” ospita 1500 piante di tasso che disegnano un percorso su una superficie di 2500 metri quadrati. Al centro sorge una torre che si ispira a quella del parco Bois de Boulogne di Parigi: da qui si possono ammirare le geometrie di questo punto di interesse e godere di una fantastica visuale dei Giardini Acquatici e della Grande Quercia.
La Grande Quercia, con più di 400 anni d’età, rappresenta uno degli alberi più antichi del Parco: un esemplare dalla perfetta armonia tra tronco (6 metri di circonferenza) e chioma (120 metri di circonferenza) a cui non si rimane indifferenti! I visitatori di tutte le età si avvicinano curiosi per abbracciarla e per osservarne la corteccia. Al Dottor Carlo Sigurtà il maestoso insieme di rami e foglie, che occupa una superficie di 1000 metri quadrati, ricordava la cupola di una cattedrale sorretta da un possente pilastro. Diversamente, il letterato Scipione Maffei si recava all’ombra della Grande Quercia, dove traeva ispirazione per scrivere la tragedia Merope, considerata dal drammaturgo Renato Simoni un modello per il teatro drammatico italiano.
Il Grande Tappeto Erboso è la distesa più ampia di tutto il Parco Giardino Sigurtà e la sua bellezza lascia senza fiato e senza parole: al centro accoglie due Laghetti Fioriti che ospitano un romantico Salice Piangente e coloratissime fioriture. Tra le acque, invece, si assiste alla danza delle ninfee e degli ibischi lacustri tra i guizzi delle vivaci carpe giapponesi koi.
Al Parco sono presenti forme surreali vive. Di cosa si tratta? Sono i bossi, arbusti sempreverdi, così come amava chiamarli il Dottor Sigurtà. Qui vi è la collezione più ricca al mondo con 40.000 esemplari in differenti punti del Giardino. Diversamente da quanto avviene nei giardini all’italiana, dove queste siepi vengono potate seguendo le regole dell’Ars Topiaria, i giardinieri del Parco Sigurtà si limitano ad “accarezzare” la chioma dei bossi, togliendo solo i rami secchi e disordinati, ricavando così cespugli dalle forme bizzarre e particolari.