Chiesa di Santa Maria dei Battuti
Cividale del Friuli (UD)
dal 18 Marzo al 16 Aprile 2023
orario: Sabato e Festivi – mattino 10/13.00 – pom. 16/19.00
presentazione di Boris Brollo
“Femmine d’acqua” per Luciano Longo pittore, scultore e scenografo, quindi artista a tutto tondo, sono le Ninfe o le Naiadi del mito greco, nella cultura popolare Triveneta comunemente definite come Anguane, da Anguis (anguille, biscia) o che hanno carattere pisciforme come le Sirene. Esse abitano e presiedono i fiumi i laghi e tutto il panorama lacustre. Alcune sono immortali altre no. E difficilmente si fanno vedere in viso se non attraverso incantesimi ( qui rimandiamo a Circe) per restare nella mitologia archetipale greca. Cosi come l’avvenenza e il loro gridare ( che ci porta alle sirene di Ulisse) che in veneto sfocia nel proverbiale “zigar come n’anguana”. Ma tutta la femminilità questo loro fascinare e nel contempo farsi ripudiare per ferocia o disgusto non manca di una relazione filiale con l’uomo come da nutrice o da nume protettore. Non a caso la scelta dell’acqua come elemento base per esse potrebbe corrispondere al liquido amniotico del ventre materno. Un mito coinvolgente che ha nella femminilità il lato ombroso del perturbante sessuale che attrae e respinge. Cosa centra tutto ciò con l’opera scultorea e la pittura del nostro Luciano Longo? Le Anguane appartengono ad una sua visione del mondo che segna il suo desiderio mancato, non compiuto. Ciò lo si vede nel mancato completamento delle sue figure. Esse non sono il “non finito” michelangiolesco di fatto concettuale nel senso che scoperto l’interiore del marmo che aveva in testa non gli interessava completarlo. Quindi l’idea era il semplice abbozzo. Qui in Longo il non finito è voluto, ma denota la incompletezza della sua visione. Egli non può avvicinare l’Anguana per descriverla altrimenti ne sarebbe incantato e quindi resta impossibilitato a darcene una versione figurale. Egli ci porta vicino alla immagine. Sta , poi, a Noi con la nostra fantasia completarne le fattezze femminili. Il suo è un pò usare la fisica del cervello che tende a riempire ciò che è vuoto o incompleto. Quindi come sosteneva Duchamp l’opera si completa sotto il nostro sguardo! Luciano Longo, astutamente, lascia a Noi il completare la figura femminile con la fantasia del desiderio che risponde, da parte nostra, ad una visione interiore mancata.
Il curatore Boris Brollo