PR & Influencer

Categorie protette: un aiuto per l’inclusione lavorativa

La tutela delle categorie protette rappresenta un motivo di inclusione sociale ma anche un’opportunità per le aziende. Il riferimento è ai benefici di natura fiscale che il legislatore predispone ma anche alle dinamiche di arricchimento culturale e valoriale che derivano dalla pratica effettiva dell’inclusione.

Ne parliamo qui, fornendo una panoramica della normativa che tutela le categorie protette. Parleremo anche delle migliori pratiche per la scelta di lavoratori appartenenti alle categorie protette, facendo riferimento a una risorsa che nel corso degli ultimi anni ha fornito un grande aiuto alle aziende in questo e in altri ambiti: Oktopus, raggiungibile dal sito oktopus.it.

Quali sono le categorie protette?

Benché già la Costituzione abbia imposto già nel lontano 1948 il rispetto dell’inclusione lavorativa, le categorie protette sono state definite solo nel 1999, con la legge 68 del 28 marzo, ufficialmente nota come “norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

Il testo definisce come categorie protette tutte quelle tipologie di lavoratori che versano in uno stato di invalidità. Di queste categorie fanno parte:

  • Persone in età lavorativa che soffrono di minoranze fisiche, psichiche, intellettive o sensoriali che determinano una riduzione della capacità lavorativa pari al 45%.
  • Persone con un grado di invalidità superiore al 33%.
  • Non vedenti, ipovedenti (max 1/10 di diottria).
  • Sordomuti.
  • Invalidi di guerra e invalidi civili di guerra.

Fanno parte delle categorie protette anche alcune tipologie di individui che non versano in una condizione di difficoltà fisica. Per esempio, gli orfani e i coniugi di chi è deceduto causa lavoro, guerra o servizio civile. Stesso discorso per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

Le categorie protette sono efficacemente tutelate in Italia. Dal punto di vista aziendale, l’effetto più evidente di questa tutela consiste nell’obbligo di assumere individui facenti parte delle categorie protette, ovviamente a certe condizioni e in misura variabile. Tali obblighi ovviamente riguardano tanto le aziende private quanto quelle pubbliche. Ecco un prospetto.

  • Aziende con  meno di 15 dipendenti: nessun obbligo di assunzione.
  • Aziende con 15-35 dipendenti: obbligo di assumere almeno una categoria protetta.
  • Aziende con 36-50 dipendenti: obbligo di assumere almeno due categorie protette.
  • Aziende con un numero di dipendenti superiore a 50: obbligo di assumere un numero di categorie protette tale da rappresentare il 7% del totale.

Oltre alla presenza di meno di 15 dipendenti, esistono altri casi di esonero. Non sono obbligati ad assumere categorie protette:

  • Le imprese edili,
  • Le imprese di trasporto merci,
  • Le imprese che prevedono attività su fune,
  • Società in fase di liquidazione o fallimento.

Altri enti, invece, prevedono l’obbligo solo e soltanto per le attività amministrative. Tali enti sono la Polizia di Stato, la Protezione Civile, e gli enti correlati alla Difesa nazionale.

Categorie protette: i benefici delle aziende

Come già accennato, l’assunzione delle categorie protette è un’occasione di arricchimento culturale. Tuttavia, reca anche alcuni benefici concreti. Lo stato infatti predispone alcune importanti agevolazioni per le aziende che assumono categorie protette:

  • Defiscalizzazione totale dei contributi assistenziali e previdenziali per gli otto anni successivi all’assunzione, se il lavoratore presenta una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79%.
  • Defiscalizzazione del 50% dei contributi assistenziali e previdenziali per i cinque anni successivi all’assunzione, se il lavoratore presenta una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 67% e il 79%.
  • Rimborso parziale delle spese di adeguamento del posto di lavoro, se il lavoratore presenta una riduzione della capacità  lavorativa superiore al 50%.

Categorie protette ed eccellenza, un connubio possibile

Aleggia tra i datori di lavoro una errata convinzione circa l’integrazione in azienda delle categorie protette. Da alcuni, infatti, è considerata come un dovere, da espletare in cambio di un beneficio fiscale. In realtà, le categorie protette possono essere una risorsa per l’azienda esattamente come i lavoratori non affetti da disabilità.

Basta cercare bene, ed applicare il principio di normalizzazione: ovvero considerare il lavoratore disabile alla stregua di un lavoratore qualsiasi, senza approcci diversificati (se non quelli strettamente connessi al disturbo fisico).

Il consiglio è di farsi supportare da aziende specializzate, che possano mettere sul piatto una certa esperienza non solo nella ricerca del personale, ma anche nella ricerca di personale facente parte delle categorie protette.

Aziende come Oktopus, che ha dalla sua un protocollo stringente, che prevede la massima collaborazione con il datore di lavoro, un’analisi stringente delle sue necessità, la ricerca di match lavoratore-azienda aderenti alle premesse iniziali.

Oktopus si pone al fianco delle aziende, consentendo loro di crescere mediante l’espansione e la valorizzazione del capitale più importante: quello umano.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *