VIAGGIO NEL VILLAGGIO DELLE ZUCCHE DOVE L’AGRICOLTURA DIVENTA ESPERIENZA

All’arrivo, fango misto a paglia sul parcheggio. E bambini che saltano felici, schizzando con i loro stivaletti di gomma mamme che sorridono. Siamo al Villaggio delle Zucche di Nonno Andrea, azienda agricola di Villorba, nel Trevigiano, noto a livello nazionale per la sua esposizione di oltre 300.000 zucche di tutti i tipi.

Siamo nel “Villaggio delle Zucche”, realizzato con materiali naturali come il legno, la paglia e, ovviamente, le zucche, sviluppato su un’area di circa 10 ettari (quasi 15 campi da calcio) all’interno della campagna dell’azienda agricola Nonno Andrea che coltiva oltre 80 ettari di terreno in biologico, dove nasce la maggioranza delle zucche che colorano il Villaggio, dove svetta la zucca più grande d’Italia, che pesa oltre un quintale ed è grande quanto un tavolo (riempito).

Un paese fantastico con decine di angoli e scorci dove poter scattare le foto più belle e divertenti, in ritmate da allestimenti creati con le zucche e altri elementi naturali. Tutt’intorno, un’atmosfera magica e sognante a tema rurale, in cui potersi divertire con semplicità, in un contesto agricolo a stretto contatto con la natura.

Tutto è iniziato col Covid, quando l’azienda produsse troppe zucche in un mercato che si era fermato. Per risolvere il problema, Luca Manzan, figlio del titolare, Paolo, buttò lì la sua proposta. “E se invece di venderle, le mettessimo in mostra?”. Una semplice idea, che oggi porta nell’arco di circa un mese oltre duecentomila persone da tutta Italia a passare del tempo.

Manzan ci accompagna con la sua bicicletta tra case di legno e balle di paglia che diventano ragni, strutture al coperto dove regnano i giochi da tavola di un tempo, tra gare di carriole e una piscina di mais, senza dimenticare la fantastica avventura dentro il labirinto del mais, che circonda l’area.

Qua e là spuntano artisti di strada: il trampoliere, il “pifferaio di bolle di sapone” che attira col suo carretto e la musica i bambini. E poi: la zona musica, le installazioni, le luci appese a raggera su quelli che ricordano i pali della cuccagna.

“Il Villaggio delle Zucche nasce infatti come luogo incantato dedicato ai più piccoli  – spiega Mazan – ma dove anche gli adulti recuperano la voglia di divertirsi grazie a giochi di una volta, frutteti al coperto dove poter gustare diversi piatti alla zucca”.

In fondo il palco dello show cooking gestito da chef, content creators, pasticceri e agrichef Coldiretti che, ogni giorno preparano la zucca in ogni modo. Gin, birra, gelato, primo, secondo, contorno e dolce? Tutto alla zucca.

Ma il Villaggio delle Zucche è una iniziativa che, dal 2018, riesce anche ad avvicinare i giovani al mondo contadino e alla natura. Anche quest’anno, infatti, il Villaggio delle Zucche propone percorsi didattici che faranno scoprire alle nuove generazioni tutti i segreti della campagna e del lavoro di un’azienda agricola.

A proposito di lavoro e di business, da quel giorno del Covid ad oggi l’azienda di Manzan è diventata tutt’altro. Nei momenti di picco vi lavorano duecento persone, nella stagione primaverile ed estiva partono i progetti dei campi di tulipani e dei girasoli, itinerari esperienziali che tra selfie e fiori da portare a casa porta migliaia di persone a Villorba. Il fatturato è salito a 12 milioni di euro e ne hanno giovato anche lo shop di prodotti del territorio e il bistrot collegato, che ha fatto del mantra “dalla terra al piatto” una bussola valoriale che garantisce ai clienti prodotti veramente locali.

“Credo che sia bisogno di riflettere sulla gestione del valore collegato all’agricoltura”, dice Manzan. “Il Prosecco deve essere un modello da imitare. Non possiamo limitarci a coltivare la terra per poi svendere il nostro prodotto, magari lottando contro chi lo importa dall’estero. Dobbiamo lavorarlo, somministrarlo, farlo vivere con esperienze a contatto con la natura. Guardate qua attorno, tra pochi giorni tutto sparirà e tornerà ad essere un frutteto circondato da campi. Questa è la natura che amiamo e che vogliamo far conoscere, questa è la natura che ci nutre”.

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